FRANCO CORTESE: La luce ed i colori magici di Cesare Ferro Milone, il Sorolla delle Valli di Lanzo

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Un grande maestro dell’Accademia Albertina che decorò il Palazzo Reale di Bangkok

TORINO – Questa città può vantarne i natali (18 aprile 1880 da padre bancario e madre, Pia Scolastica, dalla grande volontà e tenacia), ma il grazioso comunello di Usseglio (210 abitanti nel 2017, 1260m s.l.m.), in alta Val di Lanzo, può annoverarlo fra i suoi figli prediletti con Luigi Cibrario, senatore del Regno d’Italia. La famiglia della nonna paterna, Marina Quaglio, diede infatti il nome all’omonima frazione, mentre il nonno era di Villaretto, altra località di Usseglio; ma soprattutto perché Cesare vi trascorreva, lavorando intensamente, quasi tutte le ferie estive, e qui fu sepolto (in una piccola cappella da lui stesso affrescata) il 15 marzo 1934, dopo la sua morte avvenuta a Torino.

Carlo Cesare Ferro Milone è stato un grande pittore torinese formatosi a Chivasso e all’Accademia Albertina di Torino, allievo prediletto di Giacomo Grosso, che ne era il presidente; seppe affermarsi con le sue maggiori caratteristiche, l’utilizzo magico della luce e quello sapiente dei colori, in Italia, all’estero – fu più volte premiato a Parigi con medaglie d’oro – ed in estremo oriente, a Bangkok, dove venne chiamato per decorare il Palazzo Reale.

Osservate il grande quadro qui riportato, “I primi passi”, del 1923: descrizione di una vita famigliare vissuta a contatto con la natura e nella pace dei campi, tra gente semplice, abiti semplici e la ricchezza e l’incanto del paesaggio, con una nonna che accudisce un bimbo ancora in fasce e cuffietta ed in primo piano una mamma con il suo ampio e leggero vestito a sacco – probabilmente accaldata, pur con lo sfondo delle grandi montagne delle Alpi Graie – che, china su di lei, fa muovere “i primi passi” ad un’altra bimba (così pare) guidandola con le braccia con attenzione, cura ed amore, tra baite in pietra viva ed un piccolo bosco verde sullo sfondo.

Ebbene, ponete l’attenzione all’equilibrio ed all’armonia di quei colori, dalle sfumature rosa del vestito al grigio delle basse nubi all’orizzonte poste a corona dei monti solcati da vivissimi canaloni; soprattutto notate la vividezza dei bianchi, l’uso magistrale del mix cromatico che fa esaltare una scintillante luminosità tale da colpire gli occhi; insieme ad altri quadri simili questo modo di dipingere ci fa pensare ad un nostro “Sorolla montano delle Valli di Lanzo”, capace – al pari del maestro spagnolo – di incantarci e rubarci l’attenzione visiva per parecchio tempo, con un’immagine particolarmente tenera, senza mai stancarci, sempre facendoci scoprire qualcosa di nuovo e raccontandoci la gioia della vita in famiglia.

Nello specifico – fu anche incisore e scultore – dopo gli studi si presentò al pubblico della Promotrice (1898) con due miniature in avorio, seguirono poi le prime mostre al Circolo degli Artisti alle quali partecipò fino alla morte. Espose quindi a Livorno dove vinse una medaglia d’oro (1901). Tra il 1902 ed il 1903 si dedicò a ritrarre la famiglia, il paesaggio di Usseglio e la vita dei campi. Nel 1902 inviò all’Esposizione Italiana d’arte di San Pietroburgo una sola opera, “Piccola fata” e se la vide acquistata dalla granduchessa Maria Pavlovna.

Il 1904 segnò una svolta importante nella sua vita d’artista: non solo vinse una medaglia d’oro al Salon di Parigi, ma si recò, su invito del re Rama V, in Siam, dove, nella capitale Bangkok, decorò la Villa Ambara con alberi, uccelli, paesaggi e figure umane negli sgargianti abiti locali, con una tecnica particolare, in ambienti umidi, con colori disciolti nella cera e riscaldati al momento di deporli. Questo re fu uomo raffinato e colto che amava molto l’Italia dalla quale invitò anche architetti e ingegneri, soprattutto torinesi, per costruire ferrovie, case ed altre infrastrutture (Porta Nuova è in parte riprodotta sulla facciata della stazione centrale di Bangkok).

Ferro rimase in Siam tre anni; tornato a Torino viene nominato assistente di Grosso all’insegnamento; poi, nel 1923, è titolare della cattedra di disegno e l’anno successivo del corso di pittura.
Intanto espone in grandi mostre, come la Biennale di Venezia (1926), la Quadriennale di Torino (del 1927) e dipinge molto; tra questi lavori si distinguono gli affreschi della Cappella Riccardi di Neive (CN) con Crocefissione (1929), Noli mi tangere (1930) e Adorazione e Deposizione (1931).

Dal 1930 al 1933 fu presidente dell’Accademia Albertina. Morì a causa di un tragico incidente automobilistico presso Collegno, nel 1934, dopo aver vinto numerosi premi, partecipato alla Grande Guerra, in prima linea, in qualità di tenente della 166^ Compagnia Zappatori lavorando a scavare trincee nel Passo del Tonale ed essere ritornato (per necessità economiche) una seconda volta in Siam per soli otto mesi, alla vigilia di Natale del 1923, per decorare il principesco Palazzo Norashing sempre a Bangkok, ma si ammalò e dovette ritornare a Torino.

Circa una cinquantina di mostre torinesi ospitarono le sue opere, tra cui spiccano 18 edizioni della Promotrice (1898-1938), 25 del Circolo degli artisti (1901-1933) e la grande Esposizione Internazionale del 1911 per i 50 anni dell’Unità d’Italia.

Tra le tante ricordiamo ancora la Prima Biennale città di Napoli (1921) e la Terza Biennale di Roma (1925) e le retrospettive del 1935 all’Accademia Albertina, del 1938 alla Promotrice con 14 tele e del 1940 alla Biennale di Venezia con una intera sala con 17 opere provenienti da collezioni private. Più recentemente, nel giugno 2018, la Fondazione Accorsi-Ometto gli ha dedicato una personale, con 115 opere, riscontrando un grande successo di pubblico.

Molte persone di Usseglio nate tra il 1910 ed il 1915, alcune della quali avevano lavorato a servizio presso la famiglia del pittore, ricordavano gli ottimi rapporti con i Ferro-Milone.
Il piccolo ma interessante museo Arnaldo Tazzetti di Usseglio gli ha dedicato due mostre nel 2000 e nel 2006 ed il comune gli ha intitolato la ex piazza del monumento accanto al Complesso Parrocchiale.

Fonti e Bibliografia.: “Cesare Ferro”, di F. Ferro, Usseglio, 2000; “La Biennale di Venezia”, XXII esposizione…(catalogo), Venezia 1940; “I paesisti piemontesi dell’Ottocento”, di Dragone – Conti, Milano, 1947; vari siti del web.

Nella foto: Carlo Cesare Ferro Milone, “I primi passi”, olio su tela del 1923

Franco Cortese Notizie in un click