La Milano dei finti sinistri patria dei ricchi magnati

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L’avevamo intuito anche noi coi nostri miseri mezzi, ma adesso che una dettagliata inchiesta del Financial Times spiattella con numeri e dati la notizia che Milano attrae i super-ricchi del mondo mentre espelle il ceto medio e tanto più – scusate le volgarità eventuali – i residenti poveri, non possiamo che prenderne atto: la già “capitale morale” d’Italia, Mecca del business, della moda e della pubblicità è diventata la residenza di campagna dei magnati della finanza e dell’impresa, che a Milano scialano in divertimenti e beni di lusso, quindi la capitale, semmai, della sciabolata alla bottiglia di champagne nelle feste private, che si tengono preferibilmente in luoghi pubblici noleggiati, se non proprio acquistati, dai ricchi in ragione del più persuasivo degli strumenti, ossia il denaro. Ma va’? E chi se lo sarebbe mai aspettato.

Purtroppo il quotidiano economico britannico rivela anche il motivo di questa speciale attrattività meneghina: bello il Duomo, bella Piazza Affari, bella la rinomata cucina milanese, bello bello bello tutto; ma tira più la flat tax che un carro di buoi. La flat tax è quella cosa che piace tanto ai liberisti di destra e di asserita sinistra, quindi a Salvini, alla Meloni e naturalmente a Renzi, che fu il primo a introdurre il sistema fiscale, perfezionato dall’attuale governo di finta destra sociale, grazie al quale i ricconi pagano solo 200 mila euro fissi di tasse anche con patrimoni siderali, quando le tasse di un operaio o un dipendente pubblico superano un terzo del salario tra trattenute e imposte varie.

Una misura che negli ultimi anni è andata di pari passo coi vari condoni, rientri di capitali sociali (un’idea di Renzi per cui dovevamo ringraziare gli agiati evasori che ci facevano la cortesia di riportare il malloppo dentro i nostri confini pagando una bazzecola di multa), rottamazioni delle cartelle (“Cucù, Equitalia non c’è più”: sempre Renzi), concordati fiscali (ossia fregature per chi paga le tasse), concordati preventivi (quello targato Meloni è fichissimo: siccome si dà per scontato che la metà degli italiani evade le tasse, si offre ai non-contribuenti, autonomi e imprese, la possibilità di pagare un forfait, a scommessa su quanto guadagneranno il prossimo anno; fa nulla se aderiscono solo quelli che già sanno di dover pagare di più del forfait; e comunque è stato un flop e non hanno aderito manco quelli).