Agcom o calesse? Autorità Garante o Ponzio Pilato? Esiste ancora la par condicio o è stata di fatto abolita nella pratica di ogni giorno da media e operatori dell’informazione allineati al governo o ai desiderata dell’editore, il che spesso in Italia è stata la stessa cosa? No, non esiste più, anzi non è mai esistita (stiamo parlando di tv naturalmente, perché dopo l’avvento della Rete, molto di quella legge del 2000 andrebbe riscritto)
Fatta la premessa, veniamo al fatto, che comprova e ratifica la premessa una volta ancora. È il 21 settembre 2022 e l’Agcom scrive: “considerato che le testate Tg4, Tg5, Studio Apertoe TgCom24 sono già state oggetto di un ordine di ripristino per il periodo 21 agosto- settembre 2022; considerato che … è stata rilevata la mancata ottemperanza all’ordine impartito, esaminati i dati di monitoraggio dai quali si evidenzia… una situazione di criticità tale da richiedere una inversione di tendenza al fine di non compromettere l’equilibrio informativo tra le diverse forze politiche; ritenuto che le criticità rilevate, stante l’approssimarsi della conclusione della campagna elettorale, debbano essere immediatamente corrette… considerato che nell’esercizio della propria funzione di vigilanza l’autorità verificherà l’osservanza del presente ordine attraverso il monitoraggio delle testate e, nel caso, adotterà i conseguenti provvedimenti previsti; udita la relazione del Presidente; ordina alla società R.T.I. di garantire l’equilibrio dell’informazione nei notiziari… entro il 23 settembre 2022”.
Alcune settimane prima, il 7 e l’8 settembre 2022, un’identica intemerata, anche lessicale, era partita dal Garante questa volta verso la Rai, La7 e Sky anche qui senza grandi conseguenze: ragion per cui all’indomani delle elezioni, constatata l’inutilità degli avvertimenti agli uni e agli altri, tv private e tv pubblica, con piglio decisionista l’Agcom dettava il 28 alle agenzie di stampa: “Il Consiglio dell’Autorità ha esaminato i dati di monitoraggio relativi al periodo dal 18 al 23 settembre, dopo che, nella seduta del 21 settembre,
l’Autorità aveva impartito alle medesime emittenti degli ordini di riequilibrio in merito al rispetto dei parametri vigenti per le varie testate editoriali… Sono stati riscontrati diversi scostamenti nei tempi di parola, sia in termini di sottorappresentazione che di sovrarappresentazione, fruiti da ciascun soggetto politico. Pertanto, il Consiglio, all’unanimità, ha dato mandato agli uffici di avviare i procedimenti sanzionatori nei confronti di Rai, Rti, La7 e Sky”.
All’unanimità, si scriveva, quindi c’era la fondata speranza che questa volta, con sanzioni vere per quanto tardive, tutto non finisse a tarallucci e vino, come in molte altre occasioni dove al ‘bau bau’ minaccioso del Garante non aveva fatto seguito alcunché.
E invece sapete com’è finita? A oggi non c’è – all’unanimità – uno straccio di sanzione nei confronti dei soggetti citati: a distanza di sei mesi! Qualcuno allora ci dovrebbe spiegare che ci sta a fare l’Autorità, cosa fanno i suoi uffici (evidentemente in altre faccende affaccendati), che senso abbia tenerla in vita e se forse non sarebbe meglio abolirla e con essa abolire, con grande gioia dei detrattori, quasi tutti destrorsi, la par condicio. Naturalmente stiamo esagerando, ma serve a dare meglio l’idea di come vanno le cose, della serie: pensavamo fosse un Garante invece era un calesse.
P.S.: il Tg1 diretto dalla Maggioni non smette di fare da sponda al governo e lo fa senza alcun pudore professionale. Mercoledì 19, edizione delle 13.30, la notizia dell’azione disciplinare di Nordio sui giudici di Milano è priva della voce dell’Anm che contesta la scelta del ministro anche sul piano giuridico. Una svista? No, piuttosto una ‘velina’.
GIANDOMENICO CRAPIS



