Corruzione e evasione rappresentano il modus operandi di una società perversa come quella dell’italica gente, le due facce illegali della stessa “moneta”. Un tarlo che a poco a poco ha indebolito rendendolo pù fragile il telaio socioeconomico della Nazione, minando così le stesse basi democratiche del vivere civile
. Un vero e proprio cancro che affonda le sue radici nell’egoismo e nella “cultura” della sopraffazione, e la cui capillarità è diventata oggi un vero problema sociale. L’evasione fiscale è aumentata sempre più nel corso degli anni e nulla o poco è stato fatto per ridurre i miliardi di euro annui frodati allo Stato. Soldi rubati alla collettività con un prezzo esoso da pagare in termini di servizi più efficienti, e con una mancata riduzione delle tasse a favore dei tanti cittadini onesti che non si sottraggono alle richieste dell’erario.
Non sarà di sicuro il nuovo codice degli appalti voluto dal ministro Salvini, teso a velocizzare e semplificare gli appalti pubblici a discapito però di trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, a rendere più difficile l’incontro tra corrotto e corruttore.
L’idea di rendere strutturali le eccezionalità del periodo pandemico fa infatti da effetto moltiplicatore alle opportunità corruttive e giustamente messa in discussione dall’Autorità nazionale anticorruzione. Ancora più semplice sarà privilegiare alcune aziende rispetto ad altre, si affideranno appalti a imprese più vicine “ai propri tornaconti” magari tralasciandone la credibilità. I piccoli Comuni saranno chiamati ad affidare lavori fino a 500 mila euro in maniera diretta fungendo da stazioni appaltanti, in cui il privato nella gestione fa la parte del leone arrogandosi anche la libertà di subappaltare a cascata, con il rischio elevato di infiltrazioni criminali e di problemi inerenti la sicurezza.
E’ così che saltano i confini tra controllore e controllato, è così che la corruzione si annida nella “politica del fare” e trova spazio nei meandri delle Istituzioni. A volte le classi imprenditoriali che dovrebbero rappresentare gli interessi e le fondamenta di crescita economica di una Nazione sono le prime ad attuare fenomeni corruttivi cercando così di accaparrarsi più facilmente appalti nella pubblica amministrazione, potenziandone anche il sistema mafioso clientelare.
Sistema perverso che apre le porte solo a ditte compiacenti per la fornitura dei materiali e contemporaneamente opera la sua azione clientelare nel reclutamento degli operai, quasi sempre assoldati con salari da fame e privi di una adeguata copertura assicurativa previdenziale.
Basterebbe che la politica, invece di strombazzare a destra e a manca terapie miracolose per la risoluzione definitiva di questa piaga sociale, attuasse finalmente riforme davvero efficaci in grado di contrastare la corruzione l’evasione in tutte le sue componenti, “economia sommersa” e “riciclaggio”, che si potrebbe porre la parola fine a questo sistema perverso che incoraggia e continua a privilegiare politici furbi e malavitosi.
(Paolo Caruso)



