Il mercato azionario europeo ha mostrato una certa forza relativa in febbraio, in particolar modo rispetto a quello americano, resistendo senza grossi scossoni al contesto di tassi in marcato rialzo, che normalmente depongono a favore di una penalizzazione dei mercati sbilanciati sul Growth (cosa effettivamente accaduta nell’ultimo mese negli USA)
In particolare, possiamo individuare un paio di motivi alla base di questo movimento. Il primo è rappresentato dalle banche, che stanno traendo enormi vantaggi dal rialzo dei tassi con il miglioramento del margine di interesse, spinto dalla differente velocità di adeguamento ai tassi dei depositi rispetto agli impieghi. L’inflazione rappresenta un vantaggio per gli istituti di credito, se non altro fino a quando le politiche monetarie restrittive non causano un deterioramento della qualità degli asset che vada a neutralizzare parte del margine.
Con le auto è fra i migliori settori in Europa. In secondo luogo, sta prendendo piede la convinzione che l’inflazione in fin dei conti non ha fino ad ora di per sé intaccato il fatturato e i margini delle aziende, che sono anzi saliti nel 2022, anche grazie allo scarso adeguamento dei salari e quindi al contenimento di quella componente dei costi.
Di fronte a dati forti inflattivi spesso c’è scarsa voglia di vendere. L’unico fattore, non da poco, di cui si deve tenere conto prospetticamente e che cozza con questa tesi è quanto l’economia potrà essere impattata dall’inflazione attraverso i due fenomeni che tradizionalmente accompagnano queste fasi: perdita del potere d’acquisto da parte dei consumatori (e minori investimenti aziendali per via dei costi di funding) e le restrizioni della politica monetaria.
Dato però il ritardo di propagazione degli effetti, il mercato necessita probabilmente di vedere in concreto un rallentamento economico e/o un indebolimento dei profitti, spinto da un calo della domanda o da pressioni salariali sui margini di un mercato del lavoro robusto e sempre più tirato.
Le previsioni di rallentamento e recessione che hanno accompagnato l’inizio dell’anno per ora sono state disattese e il mercato fa più fatica a crederci.



