Quando Alexis Tsipras, il premier che condusse la sinistra greca al potere a inizio millennio per poi essere divorato dalla crisi finanziaria, qualche giorno fa ha presentato il suo libro, Itaca, ha spiegato le ragioni del titolo: «Itaca non è una destinazione, è un viaggio eterno».
Quello della sinistra greca, certamente. Ma anche quello della Grecia tout-court. Un viaggio dai risvolti sorprendenti, che nell’ultimo decennio ne ha profondamente trasformato il tessuto economico, conducendola dallo status di paria a quello d’esempio per l’Europa.
Nel 2009 a portare i venti della tempesta finanziaria americana in Europa fu proprio Atene, con l’annuncio a un esterrefatto gruppo di ministri delle Finanze europeo del ministro George Papaconstantinou: il deficit del Paese era quattro volte quello permesso dal patto di stabilità e due volte quello precedentemente dichiarato. Partirono le verifiche e il nuovo responsabile dell’ufficio di statistica, alla fine del 2010, scoprì che il deficit reale arrivava addirittura al 15,4 per cento.
Fu l’inizio ufficiale della Tragedia greca e della Grande crisi europea. Anni di scossoni politici ed economici che portarono Syriza al potere, seppellendo il dualismo politico tra socialisti e conservatori.
Fino a quando nel 2015 Atene, stretta nella morsa dell’austerità dalla Troika (il trio composto da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) fu a un passo della Grexit, con Tsipras disperato, in maniche di camicia bianca tra Bruxelles e Atene, costretto ad accettare un accordo capestro che avrebbe salvato la Grecia e l’euro ma che tradì il suo elettorato, gettò in povertà la metà della popolazione e distrusse la sua carriera politica.
Nel 2019 vinse le elezioni il conservatore Kyriakos Mitsotakis, ancora oggi al potere.
Dieci anni più tardi arriva l’ultima svolta. Quel gruppo di ministri delle Finanze, l’Eurogruppo, che voleva la Grecia fuori dall’euro, la settimana scorsa ha nominato un greco, Kyriakos Pierrakakis, alla sua guida. Nel discorso di insediamento ha dichiarato di volere rendere quei 20 membri dell’Euro «un corpo unico, da Nord a Sud, da Est a Ovest, superando le vecchie divisioni tra frugali e spendaccioni». Compito complesso, ma oggi alleggerito dalla caduta degli stereotipi tradizionali con il crollo del sistema economico tedesco, l’esplosione del debito francese e la rimonta dell’economia greca.
Federica Bianchi



