Uno studio nazionale predisposto dal gruppo giovanile di Confartigianato, e non adeguatamente portato alla conoscenza generale, ha scattato una fotografia dinamica, e comparativa, dei contesti territoriali caratterizzati dalle migliori condizioni per avviare e condurre un’attività aziendale o di lavoro autonomo da parte di una persona con meno di 35 anni di età
Le risultanze della ricerca, molto accurata, consentono altresì di mettere a punto le giuste strategie attuative per contrastare, arginare e sovvertire il triste fenomeno dei Neet, ossia quelle ampie sacche di inattività, nello studio e nel lavoro, che coinvolgono oltre un milione e mezzo di ragazze e ragazzi nel nostro Paese, un dato tristemente apicale nel contesto europeo in termini sia di valori assoluti che di percentuali, e che chiama in causa il nostro sistema di welfare poco responsabilizzante e inclusivo fondato più che altro sul trasferimento monetario dai nonni ai nipoti e sull’assenza di incentivi alla mobilità geografica, settoriale e sociale.
Se dal punto di vista della classifica regionale, il primato del podio spetta ovviamente alla Lombardia, seguita a stretto giro da Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige all’interno del gruppo delle Regioni a cosiddetta performance ecosistemica elevata, passando alla disamina per aree provinciali la medaglia d’oro, in questa speciale comparazione, spetta unicamente alla provincia di Cuneo, area di congiunzione fra Piemonte, Liguria e Costa Azzurra e fra Alpi marittime, mar Ligure e colline Unesco della Langa.
Detta provincia Granda per la propria speciale estensione geografica, tale realtà, nonostante il cronico isolamento infrastrutturale che rimane irrisolto a livello interno, frontaliero e sullo scacchiere interregionale, riesce a prevalere sulla Provincia di Bergamo ben più attrezzata sul piano dei collegamenti fisici e che si classifica al secondo posto nella graduatoria di Confartigianato Giovani.
Paradossalmente, è proprio la particolare conformazione geografica della Granda, e la sua spiccata relativa propensione alla salvaguardia delle tradizioni locali e alla valorizzazione del rischio di isolamento come risorsa per la stanzialità e il perfezionamento continuo delle competenze già esistenti, a spingere verso il conseguimento di un simile primato.
Per la stesura del quale, il centro studi del gruppo giovanile di Confartigianato ha preso in considerazione una serie di parametri e di unità di misura quali: il tasso di occupazione giovanile, la preesistente presenza di aziende locali condotte da giovani con meno di 35 anni di età, il partenariato fra scuole e imprese, la diffusione dei contratti di apprendistato (non di semplice tirocinio gratuito e non retribuito) e il saldo migratorio giovanile fra nuovi innesti e inserimenti e la partenza verso altri lidi regionali ed esteri.
A questi si aggiungono naturalmente gli strumenti, introdotti da legislazioni o atti amministrativi regionali o provinciali, volti a integrare gli incentivi materiali per l’avviamento e la conduzione d’impresa.
Ulteriore fattore rafforzativo dei dati evinti dalla ricerca degli artigiani under 35, sono le bassissime cifre relative alle erogazioni di assegni del reddito di cittadinanza nel territorio provinciale cuneese: meno di 5000 in totale, a conferma del carattere di autosufficienza delle reti di welfare familiare e aziendale nel tempo costruite e consolidate.
Tutto bene, quindi? No, purtroppo, perché per quanto singolarmente virtuoso un territorio risente in ogni caso delle asimmetrie e delle disfunzioni che caratterizzano il sistema dell’azienda Italia, dalle sperequazioni fiscali alle non sempre aggiornate politiche di orientamento scolastico e formativo, ai maggiori costi logistici e delle esternalità sia di ingresso dei fattori produttivi in azienda, sia di uscita del prodotto finale dal cancello dell’azienda stessa.
Non meno preoccupante il fenomeno dei Neet, che impatta direttamente sulla capacità delle imprese di individuare le figure professionali a cui offrire un regolare contratto per coprire mansioni fondamentali negli assetti organizzativi e produttivi aziendali e non soltanto per coprire picchi occasionali di maggiore domanda di prodotti nel settore di riferimento: si tratta di un milione e 600mila ragazze e ragazzi, concentrati numericamente nelle regioni del Mezzogiorno ma anche in alcune aree del Nord deindustrializzato oppure orfano del terziario classico.
È impressionante constatare come oltre un milione di Neet riguardi giovani donne, in molti casi in possesso di laurea.
Il presidente della sezione giovanile di Confartigianato Italia, Davide Peli, parla espressamente di assurda dilapidazione di risorse e di autentica emergenza, ancora di più in quello che dovrebbe essere celebrato come l’anno delle competenze e che dovrebbe servire a rafforzare i collegamenti reciproci fra scuola, formazione, impresa e lavoro – evitando gli errori commessi nel passato su alternanza e tirocini – e ad accompagnare i passaggi generazionali.
Insomma, più Net e meno Neet.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




