Questo dipenderà dalla capacità delle amministratori locali di fare azioni di lobbying a difesa degli interessi degli umbri.
In questo momento a livello europeo c’è un grandissimo fermento intorno al tema “idrogeno”.
L’Italia non fa eccezioni e già un anno fa si preparava a investire risorse pubbliche per oltre un miliardo di euro in progetti legati alla ricerca e allo sviluppo tecnologico su questo settore. Ovviamente il recovery fund ha aperto ulteriori opportunità che rischiano di essere vanificate senza l’impegno e la visione necessari da parte delle Istituzioni umbre.
Attualmente la zona del cratere del sisma è interessata da un progetto di una multinazionale americana, che intende sfruttare la ricostruzione ed il recupero di vecchie strutture industriali per la la costruzione del “polo idrogeno dell’Appennino centrale” un centro di ricerca specializzato in idrogeno, impianti per elettrolisi dell’acqua e lo sviluppo/utilizzo di mezzi pesanti a idrogeno per il trasporto urbano ed extraurbano.
Questo è solo un esempio, tanto per far capire quanto la mancanza di un dibattito e di una visione in tal senso può danneggiare realmente i nostri interessi.
I soggetti in campo sono notevoli: Fincantieri, Eni, Enel.
A questi si aggiunge la strategicità di Snam e le sue reti, dove è già stata fatta una sperimentazione relativa all’immissione di un mix di idrogeno al 5%/10% nelle sue condotte. Una percentuale,che equivale a immettere nella rete ogni anno 7 miliardi di metri cubo di idrogeno, l’equivalente dei consumi annui di 3 milioni di famiglie. Una riduzione delle emissioni di anidride carbonica per 5 milioni di tonnellate.
Il futuro che si sta progettando è fatto di nuove tecnologie e opportunità:
Acciaierie alimentate ad idrogeno, navi da crociera, treni, auto e molto altro.
Questo significa solo che la nostra regione ed i suoi territori che stanno subendo pesantemente la crisi industriali, con una guida attenta possono trovare nel futuro la speranza di un nuovo rilancio.
Ma questa guida c’è?



