La tenerezza per un leader un tantinello confuso

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C’è un anziano e malandato leader che biascica a fatica un pistolotto elettorale sulla guerra e che si rimangia una bella fetta del sostegno al fronte Nato del governo Draghi (che il suo partito appoggia convintamente).

Un tantinello confuso egli definisce il Segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, un “danese” (è norvegese) finché azzecca la cifra degli iscritti al suo partito “quindicimila”, effettivamente un po’ calati rispetto al “milione” di qualche anno fa. Poi, però, in piena crisi mistica annuncia come possibile traguardo elettorale degli attoniti fan superstiti, “il 20 per cento dei voti” (vasto programma visto che oggi galleggiano sul 7-8 per cento) riscuotendo in cambio un tristissimo clap clap.

Subito barellieri e addetti al pronto soccorso tentano vanamente di smentire che abbia detto ciò che ha detto (tutto registrato) anche perché, nel frattempo, il suo cerchietto magico è in piena dissoluzione con una ministra lombarda scatenata per essere stata soppiantata nel feudo sotto casa dalla badante politica dell’infermo. E, come se non bastasse, l’attempato leader pensa bene di convocare a colazione un vertice di coalizione che però finisce a torte in faccia.

Il tutto dovrebbe porre inquietanti interrogativi sul futuro del partito creato dal nulla e che potrebbe finire nel nulla già nel prossimo Parlamento, tenuto conto anche del programmato e robusto taglio dei seggi.

Non scriviamo tutto ciò per infierire, ma solo per accompagnare, con sincera malinconia, il crepuscolo di un’era politica in cui eravamo tutti più giovani, da una parte e dall’altra della barricata. Sì, perché a quel presidente del Consiglio padronale e onnipotente qualcuno cercò di resistere, e non del tutto vanamente.

Non possiamo dunque che associarci alla pm che, nella durissima requisitoria per quella vecchia storia di prostituzione, “bunga bunga” e “odalische”, a proposito dell’imputato a un certo punto ha espresso “tenerezza per una persona anziana che forse ha solo paura della morte”.

Antonio Padellaro