Sono cresciuto guardando mio padre piegarsi davanti a un mondo che passava oltre senza vederlo
Non avevamo una casa da chiudere a chiave, né numeri da controllare sul conto.
Avevamo lo stomaco vuoto. E una speranza ostinata che non voleva morire.
Mio padre non aiutava un cieco per pietà. Lo accompagnava perché conosceva sulla propria pelle cosa significa non avere niente. E quando la vita gli strappava tutto, lui non rubava, non mentiva, non schiacciava nessuno. Tendeva la mano.
E io quella mano non l’ho mai nascosta: l’ho sempre mostrata con orgoglio.
Perché da lui ho imparato una lezione che non insegnano né a scuola né nei salotti dove i soldi parlano più delle persone:
la povertà non sporca, se la vivi con dignità. La vera miseria nasce solo quando perdi l’onore. Mi ha insegnato che non serve possedere per essere ricchi. Basta fermarsi, regalare tempo, offrire un gesto, scegliere di esserci per qualcuno che ne ha bisogno.
I soldi finiscono. Il tempo no. Il denaro compra cose. Non dà senso alla vita.
Puoi riempire una casa di oggetti, ma se non sai stringere un abbraccio, se non guardi negli occhi chi ami, se non ti fermi ad ascoltare… allora sei tu il più povero di tutti. La ricchezza non sta nel portafoglio.
Sta nelle persone che scegli, nel tempo che doni senza pretendere, nei passi che fai accanto a chi non ce la fa da solo.
E quando arriverà il momento di fare i conti, nessuno ti chiederà quanti soldi avevi. Ti chiederanno quante vite hai toccato. Quanta luce hai lasciato dietro di te.
Per questo lo dico senza abbassare lo sguardo, anzi a testa alta:
sono figlio di un uomo che chiedeva l’elemosina.
Ed è proprio lui che mi ha lasciato l’unica ricchezza che conta davvero:
la schiena dritta, le mani pulite e la dignità di non vendermi mai.”
Silvio Baldini



