C’è un detto francese che sintetizza bene come ogni situazione vada accettata per ciò che è: «à la guerre comme à la guerre»
Osservando l’attuale situazione europea lo potremmo parafrasare in «à Lagarde comme à Lagarde», visto che purtroppo siamo costretti ad accettare l’economista parigina alla guida della Bce. La francese Christine ha il pallino dell’inflazione e ha già annunciato per marzo un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, anticipando in modo irrituale la scelta prima della riunione periodica dei banchieri centrali.
Lagarde mette il cappio al collo soprattutto all’Italia che pagherà a caro prezzo gli interessi sul debito. Un vero danno per le strategie del governo che dovrà far fronte a pesanti emissioni di titoli di Stato che impatteranno sull’azione prevista nelle misure sul welfare e sul fisco.
I primi effetti si sono subito registrati con un rialzo dello spread e con il costo del denaro sui rifinanziamenti arrivato al 4 per cento. Un freno per le imprese.
Poco importa che quest’anno l’inflazione della zona euro non andrà oltre il 6 per cento, in calo rispetto al 2022 quando il costo della vita era al 9,2 per cento. No, per Lagarde la priorità è inseguire la Fed americana e macinare un rialzo dopo l’altro. Poi si vedrà.


