L’allarme del prefetto di Venezia: gli occhi della mafia sui locali in crisi

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Esprime forte preoccupazione per il territorio veneto il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, in un’intervista questa mattina al Corriere Veneto: «Il nostro territorio è fertile per le associazioni mafiose. Adesso – dopo il lockdown – con l’arrivo di molti soldi, è più di un rischio, direi una certezza, il tentativo di infiltrazioni».

Con la fine della prima fase emergenziale «molte imprese e ditte, soprattutto quelle più piccole, sono in grandi difficoltà – spiega il prefetto – e queste difficoltà potrebbero aprire la strada a interessi che sono quelli della criminalità organizzata. Manca liquidità, gli incassi non ci sono stati per settimane, gli imprenditori potrebbero fare una scelta suicida, quella di vendere, anche se sarebbe meglio dire svendere la propria azienda, o far entrare capitali illeciti. È questa una tentazione che si presenta in ogni crisi e a maggior ragione si presenta oggi in forma più forte».

Per Zappalorto, che nel 2014 fu nominato commissario al comune dl Venezia e da luglio 2018 è alla guida della prefettura, nel territorio veneziano e veneto la presenza della criminalità organizzata «è diffusa, in certe zone anche capillarmente, confermata da tante indagini».

«Questi criminali dispongono di somme ingenti con cui si rivolgono agli imprenditori in difficoltà che piuttosto di morire accettano capitali illeciti. Penso che questo non sia solo possibile, ma molto probabile». Anzi, i tentati di infiltrazione sono «solo questione di tempo», perciò occorre «vigilare e metter in atto tutte le azioni possibili per evitarlo. Con pochi soldi le mafie possono accaparrarsi attività importanti».

«Con un’economia che si basa solo sul turismo – dice Zappalorto di Venezia – nel momento in cui il turismo non c’è è a rischio tutta la città: la ristorazione, gli alberghi, i campeggi, i bar… Molte di queste attività non riusciranno più ad aprire favorendo l’ingresso di associazioni mafiose. Per questo, dice Zappalorto, «sto mettendo a punto una strategia, mi coordinerò con la procura e tutte le forze dell’ordine».

«Vanno affinati gli strumenti in modo da capire per tempo cosa sta succedendo e coordinarci per essere pronti per fronteggiare questo fenomeno», dice, indicando quindi la strada per bloccare le incursioni della criminalità: lavorare «tutti assieme: comuni, Forze dell’ordine, categorie soprattutto, che devono fare scudo assieme a noi. I contributi devono andare a chi ha bisogno: persone aziende, ditte che sono in crisi. Quelle vere, non finte».