Landini (Cigl): “È il momento per un Rinascimento del lavoro”

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Passare “dal Medioevo neoliberista della precarietà e dei contratti pirata a un Rinascimento del lavoro, economico e sociale sostenibile”. E’ la proposta del segretario della Cgil Maurizio Landini che in un’intervista concessa ai microfoni de La Stampa parla dell’importanza della progettazione di “un nuovo modello di sviluppo e di un nuovo sistema di ammortizzatori sociali” e di “far partire gli investimenti pubblici e privati perché così si difende il lavoro e se ne crea di nuovo”. Inoltre, osserva Landini, c’è “l’esigenza di una vera riforma fiscale, visto che – per cominciare – abbiamo 107 miliardi di evasione: recuperare queste risorse equivale a incassare la metà dei soldi che l’Europa è disposta a darci e ad aumentare i fondi a disposizione”. Ma non considera sufficiente la defiscalizzazione delle imprese per rilanciare il Mezzogiorno: “Serve un progetto complessivo e bisognerebbe superare il confronto fra Sud e Nord, perché se non gira il primo, non va neanche il secondo”. Su Confindustria, il segretario della Cgil osserva: “I segnali che arrivano fanno pensare. Bloccano il rinnovo dei contratti. Non è una risposta. È un modo vecchio e regressivo di gestire le imprese; una scelta grave e sbagliata”. Il 7 settembre ci sarà però l’incontro con il presidente Bonomi. Per il Sud, prosegue Landini, “bisognerebbe collegare la defiscalizzazione e la decontribuzione alla certezza che vengano applicati i contratti di lavoro nazionali”. La proposta è “di consentire lo sgravio solo a chi applica agli accordi nazionali di lavoro e garantisce salari, diritti, ferie in modo da combattere la precarietà e sostenere la formazione. Ovvero, di tassare al 10% gli aumenti nazionali attesi da 10 milioni di lavoratori senza contratto da anni”. Ora al governo “chiediamo il confronto per la riforma degli ammortizzatori sociali, l’incentivazione dei contratti di solidarietà, la riforma dell’orario i rapporto con la formazione. Abbiamo indetto con Cisl e Uil per il 18 settembre una giornata di mobilitazione per sostenere le nostre proposte; un incontro con la presidenza del Consiglio per avviare questa fase di contrattazione – conclude – l’Italia deve diventare un polo logistico del Mediterraneo, partendo dallo sviluppo delle zone economiche speciali e dalle aree di crisi complessa. Cioè da Catania, Napoli e anche da Torino“””.