L’auto-assoluzione di Israele: nove casi di crimini di guerra su dieci finiscono archiviati

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La denuncia di Action on Armed Violence, che descrive un vero e proprio “modello di impunità”: delle 52 inchieste, su casi che hanno provocato 1.300 morti, sola una si è chiusa con una condanna

Dopo ogni strage la nota di rito: l’esercito israeliano “ha aperto un’inchiesta”. Nove volte su dieci quell’inchiesta si chiude con un'(auto)assoluzione: archiviata senza responsabilità accertata o lasciata aperta. Lo denuncia Action on Armed Violence (AOAV), che parla di un “modello di impunità” costruito sull’incapacità (diciamo così) di portare a termine le indagini più gravi.

Tra i fascicoli ancora senza esito figurano alcuni degli episodi più controversi del conflitto: l’uccisione di almeno 112 palestinesi in fila per la farina a Gaza City nel febbraio 2024, l’attacco aereo che ha provocato 45 morti in un campo tendato a Rafah nel maggio successivo, e la strage di 31 civili mentre si recavano a ritirare cibo a Rafah il 1° giugno.

L’AOAV ha censito 52 indagini aperte tra ottobre 2023 e giugno 2025 per presunti illeciti ai danni di civili a Gaza e in Cisgiordania: casi che coinvolgono complessivamente 1.303 morti e 1.880 feriti. Solo una si è chiusa con una condanna: un riservista, sette mesi di carcere per torture su prigionieri palestinesi a Sde Teiman. In altri cinque episodi sono state accertate violazioni disciplinari, tra cui l’attacco che uccise sette operatori del World Central Kitchen, dopo il quale due ufficiali furono rimossi e tre richiamati. Per il resto, silenzio. Sette indagini archiviate senza colpevoli, 39 ancora sospese. Tra queste, quattro riguardano palestinesi uccisi nei pressi di punti di distribuzione di cibo nelle ultime settimane.

L’IDF rivendica il rispetto del diritto israeliano e internazionale, spiegando che ogni denuncia viene valutata da un doppio meccanismo: indagini penali della polizia militare e verifiche preliminari del team FFA dello Stato Maggiore. Ma le ONG parlano di un sistema “lento e opaco”. Yesh Din ricorda che, sulle operazioni precedenti (2014, 2018-19, 2021), solo un procedimento penale è nato da 664 inchieste.

Ad agosto 2024 l’esercito aveva già ammesso “centinaia di incidenti” sotto esame per la guerra di Gaza e 74 indagini penali avviate, la maggior parte per maltrattamenti di detenuti e furti di munizioni. I casi legati a presunti crimini di guerra restano minoritari. Secondo AOAV, la sproporzione tra la mole di accuse e l’esito delle indagini è evidente: l’88% dei fascicoli si perde tra archiviazioni e tempi indefiniti. Una sentenza non scritta.

fonte: Agenzia DIRE www.dire.it