Conte ha parlato agli italiani spiegando i contenuti di un Dpcm durissimo che rischia di dare il colpo di grazia a moltissime attività: penso al mondo della cultura e dello spettacolo, alla ristorazione, al settore dei congressi e degli eventi, agli stagionali e a tutti i liberi professionisti, agli artigiani e alle manifatture che avevano fatto tutti gli investimenti necessari per riaprire in sicurezza. Penso alle scuole che hanno fatto sacrifici nei mesi di chiusura per adeguare le classi, acquistando i banchi singoli: è un danno generazionale incommensurabile richiudere i ragazzi a casa.
Questo nuovo stop di un mese ci impone una sola strada: quella dello Stato che deve fare la sua parte. Gli errori ci sono stati ma non è questo il momento di fare i conti. Come Italia Viva abbiamo tenuto una posizione autonoma, seppur di minoranza, in tutte le riunioni: per noi chi era in sicurezza non doveva chiudere.
Ora pretendiamo che, a fronte di questo ulteriore sacrificio chiesto agli italiani, ci siano due cose immediate da fare: il ristoro di tutte le categorie danneggiate, che deve essere tempestivo, facile e adeguato nell’entità e sopratutto il Mes.
Il primo è una medicina, il secondo una cura vera e propria. Se chiediamo sacrifici nel nome della sicurezza sanitaria, se di fatto stiamo facendo un semi lockdown, prorogando lo stato di emergenza e facendo gravare tutto sulle spalle della parte più attiva della popolazione, allora abbiamo il diritto a una copertura sanitaria adeguata per rimetterci in piedi.
Il premier ha parlato agli italiani dicendo che il vaccino sarà pronto a Natale ma non è accettabile che sia riservato solo alle categorie più fragili. Adesso vanno presi i soldi del Mes per consentire quella sicurezza sanitaria che è alla base della nostra sicurezza economica.
Basta giochini di potere: ci vuole la serietà di tutti e la lucidità di capire che i soldi necessari per combattere un virus che, parole di Conte, viaggia più veloce di noi, non li abbiamo. Quindi: subito prendiamo i 37 miliardi dell’Europa sulla sanità, per agire sui trasporti, sulla medicina territoriale e su tutte quelle criticità che non hanno consentito di tenere sotto controllo questa seconda ondata.
Lo dobbiamo fare nel nome di questo nuovo stop che il presidente del Consiglio ha chiesto agli italiani e che davvero potrà portare conseguenze irreversibili se non agiamo in fretta



