UN UOMO DI POCHE PAROLE
Non è un romanzo storico quello dello storico Carlo Greppi, eppure è un libro che racconta molto, del nostro presente e di noi stessi. Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo è il risultato della tenace investigazione sulle tracce della vita di Lorenzo Perrone, il muratore di Fossano presente ad Auschwitz come lavoratore volontario e che salvò la vita di Primo Levi. Per mesi gli fornì, rischiando la vita, un dose aggiuntiva della misera razione di zuppa assegnata a quegli uomini condannati a soccombere ma mostrò anche un esempio di forza morale, una testimonianza di residua dignità umana e della possibilità del bene.
Di ritorno da quell’inferno le vite parallele e i destini di L.P. e P.L. si rovesciano nel loro opposto e a nulla valse il legame di amicizia, il senso di stima e di gratitudine frutto di quella comunione.
Il muratore perderà il gusto di vivere e di costruire, lasciandosi di fatto morire perso in una vita randagia e vittima dell’alcool. Primo Levi invece distillerà quei veleni diventando lo scrittore che conosciamo, edificando la sua grande opera di parole, comprese quelle dedicate all’amico Lorenzo. Ma nulla è semplice come potrebbe apparire: “La storia della mia relazione con Lorenzo è insieme lunga e breve, piana ed enigmatica” scriverà Levi.
È scritto nel Talmud che chi salva una vita salva il mondo intero e nonostante Lorenzo Perrone sembri tenere in scarsa considerazione la propria e fare di tutto per condannarsi all’oblio, il 7 giugno del 1998 lo Yad Vashem lo riconoscerà Giusto tra le nazioni.
Il libro di Carlo Greppi sigilla questa vicenda e scrive la biografia definitiva “di una pietra di scarto della storia, di una di quelle persone che vivono senza lasciare, apparentemente, traccia e ricordo di sé. Ma che, a ben guardare, sono la vera testata d’angolo dell’umanità.”



