Le riforme a metà di Draghi

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C’è solo una cosa peggiore delle mancate riforme: le riforme lasciate a metà

Su questo in Italia siamo campioni, e se restituiamo ai legittimi proprietari le vittorie azzurre agli Europei di calcio, alle Olimpiadi e in ogni dove attribuite spericolatamente a Super Mario, il trofeo che resta indiscutibilmente a Draghi è quello per la più ricca collezione di norme con cui facciamo per ogni passo avanti uno indietro.

Prendiamo tutta la faccenda delle pensioni e Quota 100, che l’anno prossimo diventerà 102, ma nel 2023 tornerà alle limitazioni della Fornero. Una follia per la tenuta della previdenza, che prima di ogni cosa ha bisogno di certezze sui flussi contributivi e stabilità delle norme. In materia di lavoro, i governi precedenti avevano puntato sui Centri per l’impiego, facendo assumere dalle Regioni i famosi navigator. Appena tremila consulenti, a fronte di organici carenti di decine di migliaia di posizioni. Neppure i tempo di farli ambientare e già il Governo dei Migliori rimanda tutti a casa, dirottando alle agenzie per l’impiego private i fondi con cui pagare questi dipendenti pubblici.

E che dire dei beni demaniali e servizi concessi dallo Stato, che l’Europa e il buon senso ci chiedono di liberalizzare, ma che l’Esecutivo continua a rimandare? Da antologia è poi il trattamento riservato ai comuni cittadini e ai potenziali evasori fiscali. A questi ultimi, se oggetto di accertamento, le autorità devono prima telefonare e solo dopo cercare le prove dei reato, semmai non si sia fatto in tempo a far sparire tutte le impronte digitali.

Per i cittadini che invece non hanno contenziosi con il Fisco e fino a prova contraria hanno sempre rispettato la legge, nel caso dell’accesso al bonus 110% per ristrutturare un immobile possono scattare controlli durissimi. E in ogni caso la rete burocratica anti-imbroglioni è talmente fitta che ai più passerà la voglia di chiedere l’eco-incentivo. Così le cose buone fatte negli ultimi anni stanno per naufragare, insieme a quelle già ampiamente riportate alle condizioni originarie, come la riforma della Giustizia.

Dunque si va un passo avanti e uno, o talvolta anche due, indietro. Ma con questa andatura chi può illudersi di andar lontano?

Gaetano Pedullà