Dall’inizio della guerra in Ucraina (febbraio 2022) le stime parlano di 150.000-250.000 morti: circa 14-15.000 civili ucraini, 30-70.000 militari ucraini, 80-120.000 militari russi e alcune centinaia di civili russi
Nel conflitto Israele–Palestina (dal 2023) i morti superano invece le 66.000 vittime: oltre 65.000 palestinesi, in gran parte civili, e circa 2.000 israeliani, tra militari e civili.
Numeri che impressionano, ma che rischiano di diventare astratti. Dietro ogni cifra c’è un volto, una famiglia, una vita spezzata.
La tentazione di dividere le vittime
Ogni guerra porta con sé narrazioni contrapposte: da una parte “i nostri”, dall’altra “i loro”. Le vittime vengono ricordate in modo selettivo, a seconda della posizione politica o ideologica. Ma il dolore di una madre russa non è diverso da quello di una madre ucraina; il pianto di un bambino palestinese non è meno vero di quello di un bambino israeliano.
I morti non hanno bandiera.
Oltre i gesti di facciata
Troppo spesso la solidarietà si riduce a gesti eclatanti, cortei o iniziative più vicine alla propaganda che alla compassione. Ma non servono spettacoli: servono gesti autentici, che riportino l’attenzione sulla dignità di chi non c’è più.
Come manifestare davvero
Ricordare tutte le vittime significa:
organizzare momenti di silenzio condiviso, senza slogan e senza bandiere;
accendere luci e candele per ogni vita spezzata;
promuovere incontri interreligiosi e laici, uniti nel nome della pace;
usare arte, musica e scrittura come linguaggi che uniscono invece di dividere;
raccontare le storie delle vittime, restituendo loro un volto e una voce.
Conclusione
Non si tratta di cancellare le responsabilità storiche e politiche: ci sono aggressori e aggrediti, oppressori e oppressi. Ma quando si guarda alle vittime, l’unica scelta giusta è riconoscerle tutte.
Manifestare per loro significa affermare che ogni vita umana è sacra. Non servono “flotille” spettacolari: servono cuori che abbiano il coraggio di piangere insieme.
Solo così la memoria può diventare il primo passo verso una pace possibile.
cav. Giuseppe PRETE cancelliere europeo della WOA



