Nel caso qualcuno avesse dubbi in proposito, Goldman Sachs chiarisce che tifa per il Draghi-bis a Palazzo Chigi nel 2023.
Il report si concentra sul tema della sostenibilità dei debiti pubblici dei Paesi del Sud Europa: l’anno prossimo si vota anche in Grecia e Spagna, ma – scrivono gli analisti di Goldman Sachs – ad Atene il favore nei sondaggi di cui gode il Governo in carica rende meno probabile un’interruzione della «continuità politica», mentre a Madrid le due coalizioni rivali «condividono lo stesso impegno verso l’integrazione fiscale europea e, perciò l’implementazione del Recovery Fund».
In Italia, invece, la coalizione «più scettica» verso l’Europa, ovvero quella di centrodestra, con Fratelli d’Italia e Lega, «guida regolarmente i sondaggi»: «L’Italia resta quindi il Paese più a rischio di una rottura politica e l’avvicinarsi delle elezioni potrebbe diventare un catalizzatore per rinnovate preoccupazioni circa la sostenibilità del debito».
Ma la notizia è stata praticamente ignorata dalla maggioranza della stampa italiana, che pure resta grande fan di Draghi. Del resto, raramente le preoccupazioni dell’alta finanza fanno breccia sull’elettorato. L’ultima volta che i mercati presero posizione in vista delle elezioni italiane era il 2018: a dispetto del loro tifo per una coalizione moderata, finì con un trionfo di M5S e Lega. Alla fine, però, i mercati l’hanno avuta vinta: tre anni dopo a Palazzo Chigi è arrivato il loro SuperMario.
Enrico Mingori


