LIBRO VANNACCI / L’attivista transessuale Clizia de Rossi, racconta la Folgore ai tempi del generale

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Il rituale di benvenuto? “consisteva nell’obbligare i giovani malcapitati ad amplessi sessuali con ragazze trans”; “Per un periodo mi fidanzai proprio con un collega di Vannacci, di cui tutt’oggi sono grande amica e che ancora è in carica in quella Brigata”; “venivano tutte le settimane da soli o in gruppo alla discoteca friendly “Mamamia” di Torre del Lago a cercare la trasgressione”

Firenze, 18 agosto 2023 – “Per un periodo mi fidanzai proprio con un collega di Vannacci, di cui tutt’oggi sono grande amica e che ancora è in carica in quella Brigata, e proprio da lui ho appena saputo che tanti commilitoni in questi giorni stanno inneggiando al loro vecchio comandante alla stregua di un nuovo messia“, lo riferisce Clizia de Rossi, transessuale e attivista per i diritti civili, sulle pagine della testata giornalistica MOW (mowmag.com).
“Sono disgustata e scioccata – dice nella lunga intervista De Rossi – dalle idee folli e dalle teorie complottiste sciorinate da questo signore“. La giovane italiana è spesso ospite della trasmissione radiofonica La Zanzara di Radio24 e nel salotto televisivo di Zona Bianca, il talk show su Rete 4, ma è sulle pagine di MOW (mowmag.com) che illustra ciò che il generale dell’esercito italiano Roberto Vannacci, non pubblica all’interno del proprio libro al centro delle polemiche, “Il mondo al contrario”: “ho appurato con rammarico che non ci sia menzione delle tante pratiche ‘maschie’ in voga fra i suoi sottoposti – spiega Clizia de Rossi a MOW – come quella ad esempio di ‘iniziare’ le nuove leve tramite un rituale di benvenuto che consisteva nell’obbligare i giovani malcapitati ad amplessi sessuali con ragazze trans sfruttate nella tratta stradale di Migliarino”.
L’attivista transessuale racconta infatti sulle pagine digitali di MOW la propria relazione con uno dei militari comandati dal Gen. Vannacci e dettaglia la propria personale esperienza con i soldati della Folgore, nella movida della Versilia e nella vita notturna in Toscana: “venivano tutte le settimane da soli o in gruppo alla famosa discoteca friendly “Mamamia” di Torre del Lago a cercare con bramosia quella trasgressione e quella libertà che di giorno, in contesti professionali e familiari, dovevano ipocritamente soffocare”.