L’impennata del prezzo del gas ha fatto quadruplicare le quotazioni del legno

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Strutture in legno del Trentino Nella foto: lavoro artigianale del legno nella falegnameria Deflorian a Lago di Tesero Foto: Romano Magrone - Archivio ufficio stampa Pat anno 2005

L’impennata del prezzo del gas e i timori di un suo razionamento stanno contagiando molte ‘commodities’, in particolari tutte quelle legate al mondo dell’energia.

Così anche il legno che sta vedendo quotazioni sostenute e in alcuni casi, come per il legname tondo (non lavorato) del Trentino, ai massimi da dieci anni.

La conseguenza paradossale è che oggi in molti casi è più conveniente tagliare maestosi larici e abeti e ridurli in segatura con cui fare pellet e cippato piuttosto che impiegarli in settori ad altissimo valore aggiunto come l’edilizia o l’arredamento.

Il legno sta vivendo negli ultimi anni una seconda vita con un deciso riposizionamento in chiave green, ad esempio, nel packaging con la cellulosa utilizzata sempre più spesso come sostituta della plastica o nelle costruzioni e nella bioedilizia.

“Ora però la furia sostitutiva del gas sta mandando all’aria tutta la filiera”, spiega all’AGI Paolo Fantoni, vice presidente di FederlegnoArredo.

I prezzi dei prodotti del legno sono duplicati, se non quadruplicati, negli ultimi tempi.

Il “legno in piedi” (quello ancora da tagliare, ndr) è passato dai 50/60 euro al metro cubo ai 100/120 mentre è più che raddoppiato quello dei pannelli derivati (per quelli in truciolare si è passati dai 140 euro a m3 ai 300 euro).

Ma è nei sottoprodotti, quelli solitamente considerati scarti, come la segatura e il cippato che gli effetti della guerra del gas si sono mostrati più chiaramente con prezzi quadruplicati e passati da 6 euro al m3 a 24 euro.