Invece di far ragionare la Casa Bianca sul fallimento della strategia tutta armi e sanzioni che da 68 giorni provoca solo morti e devastazione, il premier ha spiegato che chiederà al presidente americano di continuare a lavorare come fatto fin’ora per la pace.
E quale pace: quella da ottenere con una vittoria impossibile degli ucraini su Mosca? O quella eterna che toccherà a milioni di persone se il conflitto dovesse gettare definitivamente la Russia tra le braccia della Cina, e allargarsi su scala mondiale?
Questo viaggio avrebbe senso se l’Italia facesse squadra con i partner europei fermi nel difendere la sovranità territoriale di Kiev ma cauti nel prolungare il conflitto riempiendo l’Ucraina di armi.
Diversamente Draghi è meglio che stia a casa, a meno che attraversare l’Oceano per mostrarsi il più fedele tra gli alleati europei non gli serva a diventare il prossimo segretario della Nato. E quando la guerra avvolgerà il mondo tornerà Supermario col bazooka. Ma stavolta quello vero.
Gaetano Pedullà



