L’Italia è uno dei mercati del lavoro più sregolati d’Europa: salari fermi e costo della vita che corre, assenza di un salario minimo, una giungla di contratti atipici, finte partite Iva, esternalizzazioni, lavoro interinale usato in modo permanente invece che come transizione verso l’assunzione stabile
Ma il governo Meloni, invece di fare politiche per ricostruire diritti, stabilità e salari dignitosi, continua a spingere nella direzione opposta.
La destra ha presentato infatti due emendamenti che spiegano, meglio di mille discorsi, qual è il suo progetto sul lavoro: più precarietà e meno diritto di sciopero.
Il primo emendamento, inserito nella legge di bilancio da Fratelli d’Italia, prevedeva che i lavoratori dei trasporti fossero obbligati a dichiarare per iscritto, almeno sette giorni prima, la propria adesione allo sciopero. Non solo: questa dichiarazione sarebbe stata anche “irrevocabile”.
In pratica si sarebbe creata una lista preventiva degli scioperanti, consegnata alle aziende e alle amministrazioni, con la possibilità evidente di individuare, isolare e colpire chi decide di esercitare un diritto costituzionale.
Si tratta di un attacco diretto all’articolo 40 della Costituzione, che tutela il diritto di sciopero, non il diritto di schedare chi sciopera.
Di fronte alle proteste dei sindacati, dell’opposizione e di molti giuristi, l’emendamento è stato formalmente ritirato. Ma il senatore Gelmetti, di Fratelli d’Italia, ha già annunciato la presentazione di un disegno di legge specifico per modificare comunque le regole degli scioperi nei trasporti.
Dunque non siamo di fronte a un ripensamento, ma solo a un passo indietro tattico che non muta il disegno politico.
Il secondo emendamento riguarda invece il precariato ed è stato presentato in Commissione Bilancio del Senato, dai membri della maggioranza, proponendo di estendere da tre a quattro anni il periodo massimo in cui un lavoratore può essere “prestato” a un’azienda prima che scatti l’obbligo di assunzione stabile.
Oggi il principio è semplice: se un lavoratore ti serve davvero e lo utilizzi a lungo – tre anni, che sono già tantissimi – a un certo punto lo devi assumere.
Con la modifica voluta dal governo, questo orizzonte si sarebbe spostato ancora più in là, consentendo alle imprese di mantenere persone in una condizione di precarietà permanente per un periodo più lungo, di licenziarle a loro piacimento e di cambiar loro mansioni.
Anche in questo caso, di fronte alle critiche, l’emendamento è stato ritirato. Ma ciò che conta non è il ritiro in sé, bensì la direzione di marcia di questa destra estrema che è al governo.
Da una parte si prova a limitare il diritto di sciopero, rendendo identificabili e potenzialmente ricattabili i lavoratori che decidono di fermarsi; dall’altra si tenta di allungare la vita del precariato, trasformandolo da fase transitoria a condizione ordinaria.
Non sono incidenti di percorso, ma il cuore di un progetto politico sul lavoro, che punta a rendere più deboli i lavoratori e più forti quelli che dal lavoro degli altri traggono profitto.
Io sono convinto che solo la lotta dei lavoratori può cambiare questa situazione.
Non mancano, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, segnali che i lavoratori non piegano la testa e che vogliono riconquistare diritti e dignità.
Sarà dura, ma sono convinto che alla fine il processo regressivo che si è affermato negli ultimi decenni non solo verrà fermato, ma che una nuova stagione di lotte aprirà la strada a una società più giusta.
Ancora una volta saranno i lavoratori in prima linea a sconfiggere la destra estrema, autoritaria e neoliberista. E saranno le loro lotte a decidere anche quale tipo di sinistra e, in particolare, di Pd si avrà nel Paese, superando di slancio il chiacchiericcio attuale: o si sta con i lavoratori che lottano, senza se e senza ma, o si sta contro di loro.
P.S. Ricordarsi di Berlinguer e del suo coraggio di schierarsi anche quando le battaglie erano difficili, come quella davanti ai cancelli della Fiat e quella del referendum sulla scala mobile. Di lì bisogna ripartire.
Su queste pagine il mio impegno sarà ancora più preciso e costante nel raccontare, ogni giorno, le battaglie dei lavoratori e contribuire a creare insieme a voi un’opinione pubblica che li sostenga e solidarizzi con loro.


