LO SPREAD MINACCIA LA RIFORMA FISCALE, LE GANASCE MINACCIANO LE AUTO

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Il Ministro leghista Giancarlo Giorgetti ha annunciato, assieme alla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, la prima rata dell’anticipo della tanto attesa riforma fiscale redatta dal proprio vice Maurizio Leo (Fdi)

In tale anticipazione viene previsto che, in riferimento allo scaglione fino a 28.000 euro annui lordo ai fini Irpef, sarà applicata l’aliquota del 23 per cento.
Una notizia che potrebbe apparire rassicurante, in attesa di comprendere la reale effettiva portata della rivalutazione delle pensioni, per i lavoratori in quiescenza e i titolari di assegni Inps, e la misura ed entità della proroga dello sconto sul cuneo contributivo, per i lavoratori dipendenti a più basso reddito.

Certamente non è la rivoluzione fiscale auspicata dagli elettori della coalizione di centrodestra che proprio una settimana fa ha festeggiato il primo anno pieno di operatività dalla roboante vittoria elettorale del 22 settembre 2022. Di tassazione marginale (o flat tax) non si parla più, al pari della promessa di una almeno parziale riduzione delle accise sui carburanti, in cima alle priorità programmatiche di Giorgia Meloni e Matteo Salvini da leader dell’opposizione, e ciò poiché si è preso atto che il gettito extra di tali cespiti fiscali è un presupposto irrinunciabile per dare seguito finanziario al primo modulo della riforma tributaria al centro della battaglia politica di Fratelli d’Italia e del viceministro Leo in maniera speciale.

Purtuttavia, se come dichiarato da Giorgetti il più recente ma non ultimo aumento del costo del denaro deciso dalla BCE di Christine Lagarde priverà di 14 miliardi l’azione discrezionale di palazzo Chigi in vista della legge di bilancio del 2024, ancora da quantificare rimane l’ammanco connesso alla risalita dello spread, ossia il differenziale dei rendimenti fra i titoli di Stato dell’Italia e quelli della Germania, sebbene si sia poi registrata una successiva ridiscesa di tale valore entro la soglia di attenzione.

Molti rimangono comunque gli interrogativi su quella che sarà la concreta portata benefica del patto sociale contro l’inflazione dei prezzi al dettaglio, per come promosso dal ministro dell’industria e del made in Italy Adolfo Urso, grazie al quale dovrebbero essere contenuti in misura significativa gli effetti del perdurante carovita connesso agli squilibri internazionali in atto dalla pandemia del 2020 in avanti. Patto che sta rivelandosi tuttavia poco o per nulla efficace sul versante della onerosità delle bollette energetiche, dal momento che nulla è stato fatto per coinvolgere nell’intesa le società a partecipazione pubblica statale o locale e le associazioni di categoria attive negli ambiti della public utility e degli approvvigionamenti e forniture di materie prime per la produzione e l’offerta di energia elettrica e termica. Qui le fatture in arrivo nelle nostre caselle postali sono stimate in crescita fin sulla soglia del 20 per cento annuo.

Nello stesso tempo, la crescita dei tassi di interesse torna a minacciare la tenuta e la sostenibilità nel medio lungo periodo del nostro debito pubblico, che per continuare a essere appetibile agli occhi dei risparmiatori e degli investitori istituzionali dovrà, relativamente ai titoli pluriennali di nuova emissione, offrire tassi di rendimento più elevati di quelli delle obbligazioni statali in corso, il che provocherà tensioni sul fronte del divario in aumento fra i livelli degli interessi offerti dall’Italia con i BTP e rispettivamente dalla Germania con i Bund.

Questo stress finanziario si sta evidenziando attraverso una ripresa delle ostilità da parte dell’agenzia delle entrate nei confronti dei contribuenti medi, come viene testimoniato dalla rediviva aggressività dell’agenzia delle entrate in termini di sfondamento numerico delle cartelle esattoriali recapitate nelle caselle postali dei nostri concittadini, nonché sul piano della perentorietà delle intimazioni ad attivare le famigerate ganasce fiscali nei confronti dei beni strumentali delle aziende e anche delle automobili a uso pendolare dei lavoratori.

dir politico Alessandro ZORGNIOTTI