In settimana sono stati pubblicati dati importanti riguardanti il consumatore medio statunitense ed europeo: in un periodo di frenata dell’inflazione dopo l’impennata dell’anno scorso che potrebbe danneggiare i consumi, verificare lo stato di salute del potere di spesa del consumatore ha un’importanza basilare per cercare di tracciare i futuri sviluppi economici
Negli Stati Uniti le vendite al dettaglio si sono incrementate nel mese, esattamente in linea con le aspettative. Questo è coerente con una prosecuzione del ritmo di crescita del prodotto interno lordo su ritmi attuali, scongiurando i due scenari economici di coda, ovvero forte frenata legata all’effetto negativo dei tassi da un lato oppure ripresa del ritmo di crescita oltre i livelli attuali trainato dal contributo positivo (ma pernicioso) della spirale prezzi/salari.
Il rimanere in quella che a primo avviso potrebbe sembrare una terra di mezzo è invece una delle condizioni affinché le autorità di politica monetaria possano mollare anche solo gradualmente la presa sui tassi e riportare le condizioni finanziarie in territori se non espansivi, quantomeno meno restrittivi.
In Europa la situazione è meno incoraggiante, ma in ogni caso compatibile con un ritmo di crescita economica superiore a quello attuale. La fiducia dei consumatori, infatti, pur permanendo in territorio negativo, sta marginalmente migliorando, dando adito alla costruzione di uno scenario economico un po’ meno negativo dell’attuale.
Globalmente lo stato di salute del consumatore nei principali paesi sviluppati sta migliorando: gli effetti sui consumi del rialzo dei tassi si è fatto sentire ma in questo momento possiamo dire che è in corso di graduale fattorizzazione. Lo scenario macro di rientro dell’inflazione con Banche Centrali ancora vigili e di crescita economica in tenuta sembra a questo punto il più probabile.



