Lui è Roberto. Nasce a Pesaro nel 1962

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La madre fa la casalinga, il padre è un medico condotto. Roberto nasce prematuro, gli mancano molti anticorpi. È un bambino fragile, deve lottare come un leone. Parotite, morbillo, rosolia, se le becca tutte. Roberto ha il terrore delle punture, appena vede un ago, sviene. Cresce. Ama la musica, studia pianoforte. Sogna a occhi aperti, si vede concertista famoso in giro per i teatri di tutto il mondo. È un bambino vivace, un saputello. Un giorno entra in casa un idraulico. Roberto gli si attacca alle costole, lo segue, curiosa nella borsa degli attrezzi. Parla, parla. Secondo me stai sbagliando, dovresti fare così. L’idraulico cerca di ignorarlo, ma Roberto è convinto di saperne di più. L’uomo si gira, lo fissa negli occhi. In mano ha una chiave inglese. Roberto si zittisce. I genitori glielo dicono sempre. Prima studia, poi apri bocca. Passano gli anni. Roberto è un ragazzo studioso, ma ribelle, esce con gli amici in motorino, sempre senza casco. Si diploma al liceo classico. Finalmente, è pronto per il conservatorio. Niente può fermarlo. Il padre lo prende da parte. Roberto, so che ti piace la musica, ma l’ambizione da sola non basta, serve il talento, e tu figlio mio, non ce l’hai. Roberto non vuole saperne, si chiude in camera, ascolta Rossini. Ok, deve ammetterlo, con il piano se la cava, ma finisce lì. Mette da parte l’orgoglio e segue il consiglio di papà. Si iscrive a Medicina. Chi meglio di lui, con tutte le malattie che si è fatto. Manco a dirlo, a 18 anni si becca la varicella. Roberto si laurea in Medicina e Chirurgia. Il padre aveva ragione, è la sua strada. Si specializza, va negli Stati Uniti, torna in Italia come ricercatore. Scrive libri sui vaccini, insegna. Roberto Burioni è un medico famoso, ma il suo punto di riferimento rimane il padre. Figlio mio, il momento più brutto della mia carriera è stato quando ho visto morire un bambino di 6 anni. Ricorda Roberto, alla fine, nel nostro lavoro, c’è sempre una persona che soffre. E tu devi curarla.

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