Luigi Ferraris, parla l’ad di Ferrovie: così le stazioni saranno più sicure

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Stazioni più vive con servizi commerciali grazie ad accordi ad hoc con gli enti locali

E un piano per assicurare maggiore presidio degli scali ferroviari attraverso una nuova società, la FS Security che, oltre a unire le attuali aree dedicate alla sicurezza delle Ferrovie dello Stato, potrà contare su mille addetti alla vigilanza in più.

«Così aumentiamo la sicurezza delle stazioni italiane, soprattutto quelle minori, e riduciamo la percezione di timore che ancora è sentita da molti passeggeri» spiega a Il Tempo, l’ad del Gruppo Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris.
In alcune stazioni italiane si ha la percezione di pericolo.

«Ferrovie dello Stato ha recentemente fatto una survey per capire come si sentono i passeggeri riguardo al tema sicurezza. Sono emerse indicazioni importanti: un passeggero su due si sente sostanzialmente al sicuro. Ma una maggiore percezione di sicurezza si ha nelle stazioni più grandi e sull’Alta velocità mentre scende, man mano, che si va in stazioni più piccole e tratte locali».
Cosa fare, allora?

«Nelle stazioni meno frequentate abbiamo meno presidi e poche attività commerciali, questo favorisce l’ingresso di malintenzionati e persone che cercano rifugio. Occorre in primo luogo riqualificare e rendere sempre più vive queste aree. Le stazioni ferroviarie sono tutte in aree urbane centrali, vanno valorizzate in accordo con le amministrazioni locali e sottratte a forme di degrado. Ma questo a volte non basta. Così abbiamo pensato a una serie di interventi partendo da alcune analisi oggettive. All’interno di Ferrovie esistevano già strutture di Protezione aziendale, abbiamo persone non armate a difesa dei nostri asset e a servizio dei passeggeri, a terra o a bordo treno. Ma sono poche. In Olanda ci sono 28 addetti alla security ogni 100 chilometri di linea ferroviaria, in Belgio 19 e in Italia solo otto. C’è quindi senz’altro bisogno di aumentare l’organico, come ha già detto il Ministro Salvini, insieme al quale abbiamo lavorato per aumentare la presenza di personale di controllo».

Vale per tutti gli scali?
«Abbiamo 17 mila chilometri di linee ferroviarie e 2.200 stazioni. Quelle grandi sono più controllate, anche grazie a gate presidiati e tornelli. Questo accade a Roma, Firenze e Milano e bisognerebbe estenderlo ad altre grandi città. Il tema critico sono le linee cosiddette secondarie, certe fasce orarie e alcune zone. Da questo è nata l’idea, insieme al Ministro, di iniziare facendo una sinergia in casa».

Come?
La Protezione aziendale di Rete Ferroviaria Italiana presidiava le stazioni ma non poteva salire sui treni, quella di Trenitalia, al contrario, si poteva muovere sui nostri treni ma non aveva altrettante competenze a terra. Dalla loro unione è nata FS Security, insieme a un importante piano di assunzioni di circa mille persone nel prossimo triennio alle quali chiederemo una grande capacità di osservazione e dissuasione. Non saranno armate, ma rappresenteranno un presidio di deterrenza e prevenzione in grado di segnalare eventuali situazioni critiche, svolgendo un’attività integrata con quella della Polfer».
Basterà?

«Sarà senz’altro un passo importante con valenze anche di carattere sociale e commerciale. Ripristinando una maggiore percezione di sicurezza potremo allungare le fasce orarie di utilizzo del treno, soprattutto nelle ore serali. Servirà ad allentare il carico nelle attuali ore di punta, a decongestionare il traffico stradale, a trattenersi fino a tardi in una città o, per una famiglia, recarsi in un’altra città per trascorrere una serata diversa».

FS Security si occuperà di sicurezza su treni e stazioni?

«A regime estenderà il suo raggio d’azione non solo a stazioni e treni passeggeri ma anche al settore della logistica. Nel giro di dieci anni avremo un aumento della capacità di trasporto del 20%, un aumento del 30% dei passeggeri e raddoppieremo le merci trasportate su rotaia.

Avremo bisogno di piattaforme di logistica multimodale con aree di stoccaggio che dovranno essere presidiate. È chiaro che ci dobbiamo attrezzare per avere una rete di controllo dei nostri asset basata su uomini, ma soprattutto su tecnologie e attraverso una stretta collaborazione con le forze dell’ordine e con le aziende di vigilanza privata che già oggi ci seguono. Più in generale sistematizzando le informazioni e i presidi che abbiamo».