“L’ultima fila in alto”

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In quel modo semplice, seduti sul lungo poggiolo che guarda il Lago
tratto da “L’ultima fila in alto”

Il libro “L’ultima fila in alto” è una narrazione incentrata sull’autobiografica dell’autore che con la sua famiglia d’origine prima e la sua passione per l’impegno pubblico poi racconta in questo modo una storia vissuta in un arco temporale di 98 anni. Un passaggio singolare, uno dei tanti, è negli anni ‘90. Gianluca, l’autore, che in quel tempo si occupa in prima persona e con una certa costanza dei gravi problemi ambientali del Lago D’Idro, viene contattato e invitato a casa da una giornalista del quotidiano Bresciaoggi, Paola. Paola è sposata con un giornalista, Massimo, anch’egli dello stesso quotidiano, vivono a Gavardo. Paola ha seguito Gianluca in questi anni di attività in difesa del Lago e gli propone di provare a fare da corrispondente del giornale, senza impegno gravoso ma per provare a scrivere dei pezzi sulla zona del Lago D’Idro, quando ci saranno fatti che meritano di scriverne. Gianluca accetta, accetta con entusiasmo, ha tanta voglia di scrivere, di conoscere, di cercare di metterci un po’ del suo. Inizia così a scrivere qualche pezzo, farà fatica perché anzitutto la sua preparazione didattica è quella della scuola dell’obbligo. Trova però molto uliti in questo le lezioni che ricevette a suo tempo dalla insegnante di giornalismo in prima media, Massensini. Gianluca viene ricevuto anche in redazione, dal caporedattore, Giorgio Piglia. Gianluca nelle prime settimane del ’91 si rende conto di avere una possibilità per scrivere un pezzo molto importante: in quel tempo è in atto la guerra del Golfo, l’Italia partecipa con una parte della sua flotta navale, e in particolare da giorni in paese si parla che sulla nave Stromboli il comandante è Ornando Nana, nato e cresciuto a Ponte Caffaro, e in paese vive il suo unico fratello. Gianluca riflette che un’intervista al comandante Orlando Nana sarebbe un pezzo importantissimo per il giornale. Bisogna però ovviamente aspettare che finisca il conflitto per capire in che modo riuscire a parlare col Comandante. Il fratello del Comandante, Dario Nana, vive da solo nella nuova casa in località Castagneta, la grande casa realizzata insieme con il loro papà proprio davanti alla vecchia casa paterna. Il papà è scomparso da qualche anno. Gianluca prova a chiamare Dario al telefono, gli spiega che scrive per il Bresciaoggi, spiega il suo desiderio di intervistare il fratello Orlando. Dario gli dice che “va bene, quando mi chiamerà, non so quando, gli riferirò la tua richiesta”. Quando, terminato il conflitto, il Comandante viene informato dal fratello in merito alla richiesta di Gianluca, si rende disponibile. Arriva il giorno dell’appuntamento, l’Ammiraglio la prima cosa che dice a Gianluca è: “come sta tua mamma?”, e “da quanto tempo scrivi sul giornale?”. Gianluca gli racconta com’è iniziata questa esperienza. L’Ammiraglio gli dice: “ho accettato di parlare con te per la tua mamma, perché gli voglio bene, siamo cresciuti praticamente insieme, altrimenti non avrei concesso interviste perché ho avuto un esperienza brutta con dei giornalisti che hanno scritto di interviste attribuite a me ma riportando parole che non ho mai pronunciato”. Ed è così in quel modo semplice, seduti sul lungo poggiolo che guarda il Lago, della sua casa paterna, che il comandante della Nave Stromboli durante la guerra del Golfo racconta a Gianluca molti momenti di quella esperienza.

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