Ginevra, 17 marzo 2025 – Palais des Nations
Oggi, al Palais des Nations, si è tenuta la conferenza internazionale Combatting Sexual Abuse of Children in Peacekeeping and Humanitarian Contexts, un evento di cruciale importanza che ha riunito rappresentanti delle Nazioni Unite, Stati membri, organizzazioni internazionali, esperti del settore e attivisti per i diritti umani.
Come Direttrice per i Diritti delle Donne della International Police Organization, considero imprescindibile la partecipazione a iniziative di questo calibro. Il confronto con esperti internazionali non solo permette di analizzare le sfide attuali, ma aiuta a sviluppare strategie più incisive per proteggere i minori nei contesti umanitari e di peacekeeping.
Questi incontri sono un’opportunità fondamentale per rafforzare le politiche di prevenzione, migliorare i meccanismi di risposta agli abusi e garantire alle vittime un accesso equo alla giustizia.
Al mio fianco, hanno partecipato il Dr. Mareglen Tomori, Direttore Esecutivo della International Police Organization, e Alberto Arnaud.
Mancanza di progressi concreti: una minaccia per i minori!
Uno dei temi centrali della conferenza è stato il persistente immobilismo nonostante gli impegni assunti a livello internazionale.
Nel 2017, 65 capi di Stato hanno firmato l’iniziativa Circle of Leadership e oltre 100 Stati membri hanno sottoscritto accordi volontari per contrastare lo sfruttamento e l’abuso sessuale nei contesti di peacekeeping e aiuti umanitari.
Eppure, quasi un decennio dopo, i progressi sono minimi.
La realtà è sconcertante: nella maggior parte dei paesi non esiste ancora un quadro normativo adeguato per garantire la protezione dei minori e delle vittime di violenza di genere. L’assenza di misure efficaci di prevenzione e giustizia ha consolidato una cultura dell’impunità, lasciando le vittime senza il supporto necessario per ricostruire la propria vita.
Nei contesti di peacekeeping e nelle zone colpite da crisi umanitarie, i bambini continuano a subire abusi e sfruttamento, spesso proprio da parte di coloro che dovrebbero proteggerli. Questa realtà è inaccettabile e richiede un’azione immediata e risoluta per spezzare il circolo vizioso della violenza.
Un approccio inclusivo: il ruolo delle comunità e dei minori!
Un altro tema chiave emerso durante la conferenza è stato l’importanza di coinvolgere le comunità e i minori stessi nella loro protezione.
Troppo spesso, le strategie di prevenzione e risposta agli abusi vengono imposte dall’alto, senza ascoltare chi ne è direttamente coinvolto.
Diversi esperti hanno sottolineato che garantire ai bambini il diritto di far sentire la propria voce non è un gesto di benevolenza, ma un principio irrinunciabile di giustizia e dignità umana. Solo attraverso un approccio partecipativo è possibile costruire soluzioni efficaci e sostenibili nel tempo.
Oltre le statistiche: dietro ogni numero c’è una vita!
Uno dei messaggi più potenti emersi dalla conferenza è stato il richiamo alla dimensione umana del problema.
È facile discutere di numeri e percentuali nei forum internazionali, ma dietro ogni dato c’è un bambino abusato, una vita segnata dal trauma, una speranza spezzata.
Le statistiche non devono servire solo a quantificare il problema, ma a stimolare una risposta immediata e concreta. Ogni ritardo, ogni esitazione nell’agire equivale a nuove vittime, a nuove vite distrutte dall’inerzia e dall’indifferenza.
Dalle parole ai fatti: un appello all’azione!
La conferenza si è conclusa con un messaggio chiaro e inequivocabile: le parole non bastano più.
È tempo di azioni concrete e immediate. Gli Stati, le organizzazioni internazionali e i donatori devono:
• Aumentare i finanziamenti per la prevenzione e la risposta agli abusi.
• Implementare misure più severe contro i responsabili di violenze nei contesti umanitari e di peacekeeping.
• Garantire un reale supporto alle vittime, affinché possano ricevere giustizia e ricostruire la propria vita.
• Rafforzare la cooperazione internazionale per contrastare l’impunità e prevenire ulteriori abusi.
Non possiamo permettere che un’altra generazione di bambini cresca in un mondo in cui la protezione è un privilegio e non un diritto.
Il tempo di agire è adesso.
Dott.ssa Klarida Rrapaj




