La conquista della leadership del Pd da parte di Elly Schlein può avere l’effetto di un tornado sul Movimento Cinque Stelle. I sondaggi, dopo mesi in cui il M5S aveva preso il sopravvento sul Partito democratico come primo partito di centrosinistra, ora sono tornati a premiare i dem. Ed esponenti che militano o militavano nella galassia del Movimento si stanno avvicinando all’area democratica
Ne sono un esempio Max Bugani, una delle colonne storiche del M5S, passato pochi mesi fa ad Articolo 1 e ora pronto a entrare tra le fila dei democratici, e Domenico De Masi, sociologo, direttore della scuola politica del Movimento, che per sua stessa ammissione è andato a votare alle primarie. L’appeal di Schlein si sta facendo sentire tra chi non si è potuto ricandidare per il tetto dei due mandati e tra i fuoriusciti.
Giuseppe Conte per ora è concentrato a dare continuità alla sua azione politica. I vertici hanno intenzione di dare battaglia su alcuni temi identitari come il no agli inceneritori e lo stop all’invio di armi in Ucraina. Ma la questione Schlein è sul tavolo. E nemmeno troppo sottotraccia, dato che è stata affrontata nel consiglio nazionale di giovedì. «Vediamo cosa farà», hanno commentato i vertici. Ma, intanto, si sta valutando qualche contromisura.
Nel Movimento si è discusso ad esempio di una ripresa di alcuni temi legati a partite Iva e piccole e medie imprese. Temi più affini a un elettorato moderato, proprio nel momento in cui Pd e M5S si scoprono quasi sovrapponibili a sinistra. In realtà, il progetto non è legato a Schlein, ma una strategia studiata da Rocco Casalino già dopo le Politiche, come anticipato a suo tempo dal Corriere.
Ora però potrebbe esserci un’accelerazione, anche se fonti M5S sostengono: «Noi abbiamo una identità chiara, scritta nera su bianco nella carta dei principi e dei valori. Conte l’ha voluta fissare in una Carta e quindi non è in nessun modo pensabile che ora lui voglia ridefinirla per effetto dell’arrivo di un nuovo segretario di un altro partito». Per i 5 Stelle, viene ribadito, la priorità è «recuperare nel campo dell’astensionismo, anche andando fino in fondo nelle nostre battaglie su giustizia, agenda sociale, ambiente».
Ma mentre fa i conti con la strategia, il Movimento si prepara anche alle prossime Amministrative. Dopo la sconfitta nel Lazio e in Lombardia è «vietato sbagliare», dicono alcuni esponenti. Ecco perché sta prendendo corpo la tentazione di non correre nei piccoli centri sotto i 15mila abitanti o, nel caso, di farlo partecipando a liste civiche.
Una soluzione verrà presa in tempi rapidi. Meno rapida, invece, un’altra via: quella della deroga al tetto dei due mandati. I vertici starebbero meditando di coinvolgere i big rimasti al palo, probabilmente in vista delle Europee del prossimo anno. Una mossa (che deve avere il placet di Beppe Grillo) che porterebbe diversi vantaggi: frenare eventuali sirene dem per chi non si può più candidare con il Movimento e mettere in campo volti storici per la raccolta delle preferenze (come Fico in Campania, Taverna nel Lazio, Buffagni in Lombardia, Cancelleri in Sicilia).
Emanuele Buzzi


