Macron è salvo! (per ora)

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Non ha raccolto i 287 voti necessari per far cadere il governo francese la mozione di sfiducia «transpartisan» presentata dal partito indipendente Liot, votata da tutte le opposizioni al governo di Elizabeth Borne dopo la riforma delle pensioni, strenuamente voluta dal presidente francese Emmanuel Macron.

Sono mancati 9 voti: la sfiducia è stata votata da 278 parlamentari.

Il voto è stato decisivo non solo per il governo Borne, ma anche per il secondo mandato di Macron, che resterà all’Eliseo fino al 2027 ma che – in caso di sconfitta – sarebbe stato estremamente indebolito.

Con il contestato ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, giovedì scorso, il governo aveva evitato il voto dell’Assemblea nazionale sulla riforma delle pensioni ma si è esposto a due mozioni di censura. La prima, e più insidiosa, è stata bocciata.

Se la mozione di censura avesse raggiunto la maggioranza dei voti dei deputati, la riforma delle pensioni sarebbe stata bocciata e il governo sarebbe caduto. A quel punto il presidente Macron avrebbe avuto solo due possibilità: o sciogliere l’Assemblea e andare a elezioni politiche anticipate o conservare l’Assemblea e formare un nuovo governo.

Grazie alla bocciatura della mozione di censura, la riforma delle pensioni è diventata legge.

Ma tutto lascia pensare che il movimento di protesta non si estinguerà, anzi. Una grande giornata di mobilitazione con scioperi e cortei è già prevista per giovedì 23 marzo…

Stefano Montefiori