Maestri dell’arte al Museo MIIT di TORINO

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Holle, Mantegazza e Molinaro, dal 30 agosto al 6 ottobre 2024
Il calendario espositivo e gli orari

TORINO – Sarete graditi ospiti dell’arte e degli organizzatori se vi recherete nei giorni delle mostre a visitare le esposizioni di tre maestri che condivideranno volentieri con voi esperienze, opere e quattro chiacchiere sulla nascita delle loro creazioni esposte al Museo MIIT di Torino di corso Cairoli,4.

Dal 30 agosto al 5 settembre esporrà il maestro indiano Rajaram B. Holle – di cui abbiamo scritto a parte (Vedi Notizie 28 agosto) – con “Infinity”; dal 7 al 14 settembre Paolo Mantegazza con “Seconda vita”, e dal 20 settembre al 6 ottobre Bruno Molinaro con “I colori del mio mondo” e “Fabbricatori di favole”.

La mostra antologica di Paolo Mantegazza “Seconda vita”, che si svolgerà dal 7 al 14 settembre con inaugurazione sabato 7 dalle ore 18.00, avrà in esposizione una quarantina di opere create con varie tecniche: scultura, grafica, pittura… e con l’utilizzo di moltissimi materiali: legno, pietra, argilla, gesso, ferro e, nella pittura, acquerelli, tempere, olio, smalto, vernici.

Queste opere hanno la caratteristica di essere spesso unite a materiali di recupero, ed assemblate e plasmate con materiali di scarto quotidiano (Cd, tubi elettrici, tastiere, incastonati in legni storici…) fino a dar loro una “seconda vita”, appunto.

Paolo Mantegazza ha interpretato il suo tempo – fine Novecento nuovo millennio – da “testimone sociale” dei cambiamenti che ha visto, e vissuto, riproponendoli arricchiti del suo intimo sentire.

L’utilizzo dei materiali tecnologici ne caratterizza ancor più il momento “razionale” mentre le sue creature dipinte e quelle modellate con legni antichi (pioppo, abete ulivo…) ne esaltano le qualità emozionali del suo sentire.

Nella grafica, infine, ritroviamo l’essenza della sua natura imbevuta di fascino della cultura e della tradizione con uno sguardo attento e leggero alla natura umana.

Scrive di lui tra l’altro il dottor Folco: “… fra tutti, il tema della maternità è stato centrale nella sua produzione, specialmente in quella scultorea. Le linee morbide e avvolgenti dei modellati, l’osmosi tra la figura materna e quella del bambino, l’intreccio di braccia, mani, corpi fusi in un unico e continuo sviluppo armonico dei volumi, la metafora dell’attesa, della maternità, del concepimento resa con grazia e sacrale devozione… tutti elementi che ci permettono di scoprire e amare la sua attenta e profonda considerazione e interpretazione della vita…”

Paolo Mantegazza nasce a Torino il 12 marzo del 1934 e vi muore improvvisamente il 28 marzo del 2018. La famiglia era originaria del Vigevanese. I genitori Maria e Virginio si trasferiscono da Vigevano a Torino in cerca di lavoro all’inizio degli anni ‘30 a seguito della crisi economica del 1929. Qui nasce Paolo e nel 1951 costruiscono la casa di via Lancia 107, dove Paolo trascorrerà tutta la vita e costruirà il suo laboratorio.

“Costretto” dalla famiglia agli studi tecnici, lavorerà per quasi tutta la vita in FIAT, senza mai nascondere, fin da piccolissimo, il desiderio di fare “il falegname”. La sua capacità innata di lavorare il legno emerge fin da subito, nell’adolescenza: da solo si costruisce uno slittino di legno per scivolare sulla neve al Parco Ruffini, davanti a casa, e costruisce una casetta in legno per le bambole della cuginetta. Non ha mai frequentato corsi né scuole d’arte.

E’ un autodidatta, che dedica alla sua vera passione, la scultura, la pittura e il lavoro del legno, il proprio tempo libero.

Collezionista di libri d’arte, conoscitore di tutti gli autori e gli stili, cerca personalmente i materiali da scolpire, i diversi tipi di pietra e di legno, durante i viaggi in Italia e all’estero. Negli ultimi anni della sua vita lavora per ore e giorni nel laboratorio, solo con se stesso.

Ha condiviso le proprie creazioni solo con le persone più care, i familiari e gli amici e non ha quasi mai esposto le sue opere. Non ha mai voluto vendere nulla, ha conservato tutto nella sua casa, trasformata in museo.

La maestria di Bruno Molinaro ci ricorda spesso Monet, ma più “vivace”, con i suoi colori pieni di vita ed a volte soffusi di cui si può assaporare ogni sfumatura. Colori e vita di una natura ed un paesaggio amati e colti ed esaltati in ogni loro essenza ed in ogni stagione (molti gli “en-plein-air”), proposti  espressivi più che descrittivi e pregni di nuove sensazioni che sembrano “rivisitare” quel bello e renderlo più completo e qualche volta bellissimo.

Molinaro però non dimentica la natura umana: il lavoro di una famiglia di pescatori, dei contadini, un mercatino rionale, un Cristo in croce o una donna china in un prato… dove spatola, pennello o matita esaltano gli stati d’animo, il sentire profondo e le atmosfere del momento. Elementi trasportati oltre il tempo ed immortalati nelle loro peculiarità.

Anche in lui il dottor Folco identifica efficacemente alcune qualità magistrali: “… racconta le sue emozioni con un segno rapido, senza ripensamenti, negli oli potenti come nei delicati e lievi acquerelli. In un ritratto da studio, in un affresco, in studi a matita il maestro mette a fuoco la personalità dei soggetti, la loro psicologia, seguendo le linee e i volumi dei corpi, dei volti e degli sguardi, con profonda sensibilità poetica.

Nelle tante pitture en-plein-air, invece, sa cogliere ogni vibrazione atmosferica, mutamento luministico, trasparenza tonale che rende con consumata maestrìa e tecnica sopraffina, sperimentata in tanti anni di passione. Bruno Molinaro ci sa coinvolgere sempre con nuove visioni, spaziando dalla grande tradizione del ‘bello di natura’ alla ricerca cromatica e compositiva: un alfabeto personalissimo nello stile e nella percezione degli spazi, nelle prospettive e negli orizzonti infiniti delle luci del Nord, in cui i nostri occhi e i nostri cuori rinascono ogni volta ammirando la bellezza del Creato …”.

Bruno Molinaro è nato a Ragogna (UD); dopo aver frequentato i corsi delle scuole del nudo dell’Accademia Albertina tenuti da Filippo Scroppo, ha esposto in Italia, tra l’altro, presso la Galleria La Rocca promotrice Belle Arti, Piemonte Artistico, Palazzo Juvarra a Torino, Villa Olmo a Como, Palazzo Barberini a Roma, Cripta San Domenico a Cagliari. In Europa: Atene, Parigi, Strasburgo, Monaco, Berlino, Wolfsburg, Lisbona, Londra, Dubrovnik, Cracovia, Bonn, Mosca, Malta, Delpi, Varsavia, Lussemburgo, Manchester, Marsiglia, Stoccolma.

Fuori dai confini europei ha esposto nelle principali metropoli mondiali tra cui Hong Kong, Los Angeles, Rio de Janeiro, Tokio, Istanbul, Vancouver, Toronto, ed in Messico, Tunisia e Seychelles.
Numerosi sono i riconoscimenti in mostre nazionali e internazionali, le critiche e le recensioni.

L’ampiezza della sua attività artistica viene riportata dalle migliori edizioni, cataloghi e dizionari.
Per il quindicesimo centenario di San Benedetto è stato invitato a presentare una personale nel Monastero di Santa Scolastica a Subiaco. E’ inserito tra gli artisti della pittura italiana all’esposizione “Arte in Monastero” inaugurata da S. E. Cardinale E. Pironio e presentata dal Ministro degli Interni. La stampa nazionale ha rimarcato con positivi assensi le opere dedicate al tema sacro sulla vita di San Francesco.  Infine, ha operato anche nel design automobilistico.

Mantegazza, orari: da martedì a sabato 15.30-19.30. Altri giorni e orari su appuntamento per visite guidate, gruppi, scolaresche.

Molinaro, orari: dal martedì al venerdì 15.30-19.30; sabato 10.00-12.30 e 15.30-19.30; domenica 10.00-12.30. Altri giorni e orari su appuntamento per visite guidate, gruppi, scolaresche.

Per ogni ulteriore informazione: 011.8129776 – 334.3135903.
Italia Arte – Museo MIIT: Corso Cairoli 4 – 10123 TORINO. info@italiaarte.it  –  www.italiaarte.it

Nella composizione fotografica due opere: a sinistra del maestro Molinaro nel suo studio,  a dx  del maestro Mantegazza: “Maternità” in legno D’ulivo – 40x30x40.

franco cortese

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