Altro che tregua fiscale: prima di ferragosto sono stati notificati ai cittadini e ai titolari di partita Iva oltre 23 milioni di atti esattoriali, mentre da oggi si tornano a moltiplicare le scadenze erariali in attesa degli sperabili esiti della quinta rata della rottamazione e del debutto del concordato preventivo biennale
Servono 20 miliardi soltanto per confermare le già parziali misure in atto introdotte da gennaio per mitigare Irpef e cuneo contributivo e per indicizzare le pensioni sebbene per queste ultime si potrà fare riferimento a una più bassa inflazione “core”
Allarme dell’associazione bancaria: le tasse reali sono più alte di quelle ufficiali, rischiano di ridursi i margini per consumi e investimenti
Per il momento la sola certezza è che sarà confermato lo sconto sul cuneo contributivo, per alleviare il costo del lavoro aziendale dando respiro alle buste paga dei lavoratori a più alto rischio di povertà, mentre sul fronte Irpef il viceministro delle Finanze, onorevole Maurizio Leo, ha promesso l’avvio di un cammino di accorpamento e riduzione delle aliquote esteso allo scaglione ricompreso fra i 35.000 e i 50.000 euro. Ragionamento sintomatico della circostanza che dovrebbe essere ribadito lo sgravio dell’imposizione diretta a valere sullo scaglione immediatamente inferiore fino a 35.000 euro annui lordi.
In materia di cuneo fiscale, nel frattempo, le osservazioni si moltiplicano. Secondo Confesercenti, la venuta meno delle agevolazioni sulle aliquote Irpef potrebbe compromettere fino a 5 miliardi e mezzo di euro di incassi dalla domanda per consumi delle famiglie, mentre sul fronte del cuneo fiscale la stessa associazione di categoria – dato il basso impatto effettivo della misura – preferirebbe che le medesime risorse venissero dirottate verso l’incentivazione al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro scaduti e in attesa di rinnovo da troppo tempo.
Contemporaneamente, il settore delle banche italiane – scongiurata la riproposizione di una tassazione sugli extra profitti – lancia l’allarme sul peso della tassazione reale: è molto più elevato di quello della tassazione ufficiale, basti pensare che gli istituti di credito, inclusi quelli a maggiore radicamento geografico territoriale, sono soggetti a due addizionali, Ires e Irap (imposta sul reddito delle società e imposta regionale sulle attività produttive), che il legislatore statale ha introdotto espressamente per il settore bancario retail e di secondo livello.
In conclusione: il grande assente dal dibattito in atto è il comparto della sanità pubblica, i cui problemi di bilancio potrebbero essere risolti unicamente dalla decisione governativa, oggi purtroppo di là da venire, di sottoscrivere la specifica linea del Mes (fondo salva Stati o meccanismo europeo di stabilità) di importo massimo pari a 37 miliardi.
Eppure Giorgia Meloni, che si appresta ad affrontare le consultazioni regionali anticipate in Emilia Romagna, Liguria e Umbria, tre Regioni tutte e tre indicate in quota prevalente al centrosinistra a seguito di scaldali e malgoverni locali additati al centrodestra, sa benissimo che le sole chances di vittoria sono riposte nella capacità di risolvere il problema delle liste d’attesa negli ospedali pubblici.
Altrimenti in terapia intensiva rischia di andare l’attuale Esecutivo ben prima di Natale e dell’arrivo delle stagioni influenzali.
Dir politico Alessandro Zorgniotti



