Manovra, le ipotesi per spingere i salari: da flat tax su straordinari ad aiuti da banche

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In vista della ripresa dei lavori a pieno ritmo a settembre, è già partito il cantiere della prossima Manovra. Tante le misure sul tavolo su cui si sta discutendo, con il nodo principale che resta sempre quello di reperire risorse e coperture.

Tra i temi caldi c’è quello delle pensioni, con il governo di Giorgia Meloni che punta a non far scattare dal 2027 l’innalzamento dell’età pensionistica a 67 anni e 3 mesi in base all’aumento dell’aspettativa di vita e studia anche un meccanismo per usare la liquidazione come rendita per raggiungere la soglia minima di pensione. C’è poi il duello tra il taglio dell’Irpef per il ceto medio caldeggiato da Forza Italia e la nuova rottamazione delle cartelle fiscali spinta dalla Lega. E tra gli obiettivi dell’esecutivo c’è anche quello di dare una spinta ai salari, con una serie di norme che sono in fase di valutazione.

Si discute anche su come favorire il rinnovo dei contratti collettivi.
La spinta ai salari

Tra le ipotesi per dare una spinta ai salari, come riportano alcuni giornali, ci sarebbe anche l’idea di diminuire le tasse sulle componenti variabili dello stipendio. La detassazione, in particolare, riguarderebbe gli straordinari, i festivi, il lavoro notturno e la produttività. “Una flat tax per alleggerire il carico fiscale e aumentare il netto in busta paga”, spiega Repubblica. L’ipotesi è quella di un’aliquota speciale, inferiore alla tassazione Irpef ordinaria a cui sono soggette le voci variabili del salario. La Stampa parla di “un’aliquota ad hoc con un tetto, prendendo a riferimento la misura sulla produttività che scade a dicembre e prevede una detassazione del 5% fino a tremila euro per il settore privato. L’aliquota e la soglia però sono ancora da individuare”.