Marcia d’autunno per Giorgia Meloni

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Lo avevamo anticipato. Giorgia Meloni ha un obiettivo preciso, di cui si parla a porte chiuse: il Quirinale. Un traguardo lontano, 2029, ma per cui i primi mattoni vengono posati ora. La chiave, spiegano fonti interne alla maggioranza, è una riforma elettorale capace di blindare il governo nel 2027 e scongiurare il rischio peggiore per la premier: un pareggio parlamentare che spalancherebbe le porte a governi di larghe intese o di emergenza. E che, in primis, metterebbe il boccino nelle mani dell’attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Con l’odierno Rosatellum, il centrodestra potrebbe ritrovarsi in equilibrio precario con il centrosinistra, soprattutto se quest’ultimo riuscisse a presentarsi unito, come alle recenti Regionali. Il sistema misto (con il 37 per cento dei seggi assegnati in collegi uninominali) ha premiato la coalizione di Meloni nel 2022 grazie alle divisioni avversarie. Ma, con un «campo largo» in costruzione, la stessa mappa rischia di diventare un terreno minato.

Perciò, nelle riunioni riservate di luglio tra Palazzo Chigi e i vertici di Fratelli d’Italia, s’è concordato di archiviare la quota uninominale e introdurre un premio di maggioranza secco alla coalizione che supera il 40 per cento, a patto che si presenti con un candidato premier dichiarato. Un “ballottaggio implicito” che garantirebbe un vincitore certo la sera del voto.

Il presidente della commissione Affari costituzionali, Nazario Pagano (Forza Italia), dice: «A ottobre entreremo nel vivo». La proposta di legge, cioè, sarà depositata entro poche settimane dal ritorno in Aula. Vanno limati dettagli tecnici, ma l’impianto politico è deciso. Dietro l’accelerazione c’è la strategia più ampia di Meloni: confermarsi premier fino al 2029 per arrivare alla partita del Colle con un consenso personale intatto e una maggioranza parlamentare schierata. «Non possiamo presentarci alla scelta del nuovo presidente con un Parlamento spaccato in due», confida un meloniano. Blindare il 2027 per blindare il 2029.

L’opposizione grida già al «colpo di mano». Pure nel centrodestra c’è chi teme che la riforma compatti troppo presto il fronte avversario e renda la campagna elettorale un referendum su Meloni. Ma, ora, la linea è tracciata e l’autunno si annuncia come il banco di prova.  

Per la premier è cominciata la lunga marcia verso il Colle. Antonio Tajani permettendo. Perché anche lui sotto sotto ci spera.

Marco Antonelli