MARCO GAY RIACCENDE L’ORGOGLIO DELLA “FABBRICA TORINO”

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Il numero uno degli Industriali del capoluogo metropolitano Piemontese: “Abbiamo già realizzato il passaggio da intelligenza artificiale a intelligenza industriale, ma una crescita nazionale di mezzo punto di Pil non è tale, il rispetto necessario dei vincoli di bilancio non può e non deve diventare una scusa per non agire sul piano delle politiche economiche di rilancio sia locale che europeo”

Marco Gay con Emanuele Orsini, Presidente nazionale di Confindustria, intervenuto venerdì scorso a Torino in via Fanti 

Unione industriale di Torino ha riunito venerdì scorso, in occasione della propria assemblea pubblica plenaria, oltre 800 personalità fra imprenditori, dirigenti aziendali e manager, con l’obiettivo di condividere la propria visione di sistema Torino e di sistema Paese assieme al governatore Alberto Cirio, al sindaco Stefano Lorusso e – in video collegamento da Roma – ai ministri Matteo Salvini (vicepremier con delega alle infrastrutture e ai trasporti) e Adolfo Urso (imprese e made in Italy).

Il presidente Marco Gay ha sottolineato come il settore manifatturiero in Italia e nell’area torinese sia ben lungi dal cedere il passo alle sirene della cosiddetta terziarizzazione: il segmento della produzione industriale in senso stretto sfiora attualmente i 520 miliardi di euro e quindi vale un quarto sia del prodotto interno lordo nazionale sia del Pil torinese. “Abbiamo già dato per acquisita l’intelligenza artificiale – ha spiegato Marco Gay – adesso è il tempo dell’intelligenza industriale, e Torino può diventare un distretto di riferimento nazionale ed europeo per la nuova mobilità, oltre che per lo sviluppo del segmento dei chip destinati a rivoluzionare gli ambiti di aerospazio, automotive, medicina e alimentazione”.

Il numero uno degli Industriali torinesi ha evidenziato, tuttavia, i limiti della politica economica pubblica: “Una crescita dello zero virgola cinque non può definirsi come tale – ha stigmatizzato Marco Gay – e i vincoli pur doverosi di bilancio non possono essere una giustificazione per rinunciare a politiche economiche e fiscali proattive, le sole che possano consentire alle Imprese di beneficiare di semplificazioni necessarie a far fare ciò che a loro riesce meglio, ossia l’innovazione di processo e di prodotto. Qui non si tratta di riscrivere l’Unione europea da zero, si tratta unicamente di riformarla nel senso di incoraggiare la neutralità tecnologica in ambiti come auto e costruzioni”.

AZ