Marina Berlusconi contro le Big Tech: Hanno un potere politico senza regole, minacciano la democrazia

0
3

Un duro atto d’accusa contro i colossi della Silicon Valley. In una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, Marina Berlusconi – presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori – ha lanciato un appello pubblico in difesa della libertà di informazione, mettendo in guardia dalle distorsioni provocate da un potere tecnologico che, a suo dire, “rifiuta le regole” e opera fuori da ogni responsabilità editoriale. La sua riflessione tocca i nodi della concorrenza, dell’influenza politica, della diffusione delle fake news e della crescente marginalizzazione dell’editoria tradizionale. Un testo che rilancia il dibattito europeo sulla regolamentazione del digitale e sul ruolo pubblico della cultura nell’era dell’algoritmo.

Il potere delle Big Tech e l’assenza di regole: l’allarme di Marina Berlusconi

 Marina Berlusconi inquadra la questione all’interno di un contesto globale segnato da conflitti, intolleranze e manipolazione digitale. In questo scenario, afferma, libertà e democrazia sono voci isolate, ma fondamentali. Citando il sociologo Jacques Ellul, richiama l’attenzione sulla sproporzione tra il potere delle Big Tech e l’assenza di vincoli normativi adeguati: le prime cinque aziende tecnologiche – Nvidia, Microsoft, Apple, Alphabet e Amazon – superano ormai il PIL dell’intera area euro. Un potere che, sottolinea, non si limita alla sfera economica, ma si estende a quella culturale e politica, senza le responsabilità e gli obblighi a cui sono invece sottoposti i media tradizionali.

Una concorrenza sleale che travolge l’editoria tradizionale

 Nel suo intervento, la presidente di Fininvest evidenzia il divario profondo tra editori e piattaforme digitali. I primi, spiega, rispettano leggi, versano imposte e tutelano l’occupazione. Le seconde, invece, operano in un sistema opaco dove le regole sono eluse e la concentrazione pubblicitaria è schiacciante: due terzi del mercato globale è nelle mani delle Big Tech. Citando l’ex dirigente di Meta Sarah Wynn-Williams, Marina Berlusconi definisce questa dinamica come “concorrenza sleale bella e buona”, dove i colossi digitali agiscono da “careless people”, incuranti delle ricadute sociali e culturali del loro modello.