Una resistenza “all’afghana”, che è andata avanti per 20 anni, non è nemmeno immaginabile. Innanzitutto per una ragione orografica. La resistenza si fa in montagna, mentre l’Ucraina ha un territorio pianeggiante. Se i Talebani hanno potuto resistere per vent’anni è anche perché l’Afghanistan ha montagne alte oltre 6.000 metri, con gole profondissime e strette dove non può entrare nemmeno un caccia e dieci uomini decisi bastano per fermare un reggimento. Si potrebbe organizzare, in alternativa, una resistenza nelle città, con una lotta casa per casa? Ne dubitiamo.
Ma anche se non sarà lunga per l’intanto la guerra c’è e approfittando della “copertura” della guerra ucraina, che distoglie l’attenzione dai nostri problemi interni, l’instancabile fairy band dei politici ladri e trafficoni è al lavoro per delegittimare definitivamente la Giustizia e la Magistratura e affermare un doppio diritto: uno per “lorsignori” che ne garantisca l’impunità, l’altro per i normali cittadini. Di tutti i recenti provvedimenti illiberali ha dato conto Travaglio in un editoriale del 10.03.2022.
Il presupposto di questa narrazione falsa è che Mani Pulite sia stata una “rivoluzione”. Al contrario fu piuttosto un atto di conservazione, il tentativo di ridare valore a quell’articolo 3 della Costituzione che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzioni “personali e sociali”, mentre era invalsa la pratica che i ceti politici e imprenditoriali potessero impunemente violare la legge. I magistrati di Mani Pulite, favoriti da alcune circostanze, fra le quali emergeva una corruzione così dilagante che non era più tollerabile non solo dal punto di vista giuridico ed etico ma anche sotto il profilo economico, richiamarono anche “lorsignori” al rispetto della legge.


