Meloni: “Con vittoria in Emilia chiederò elezioni a Mattarella”

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“L’istituto dello scioglimento anticipato delle Camere previsto dalla nostra Costituzione è lo strumento che il Presidente della Repubblica ha quando dovesse ravvisare che c’è troppa differenza, troppa distanza, tra quello che è il sentimento del popolo e quelle che sono le scelte del palazzo. Quindi se si vince in Emilia Romagna il giorno dopo chiederò elezioni anticipate, scioglimento delle Camere anticipato al Presidente della Repubblica, perché ritengo che sia nelle sue disponibilità e nei suoi poteri e penso che sia anche la cosa giusta da fare”. Lo ha affermato Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ospite di Rtl 102.5.

“Se prendete ‘Istituzioni di diritto pubblico’ di Costantino Mortati, membro dell’Assemblea costituente, uno dei principali giuristi italiani -ha aggiunto Meloni ospite su La7 de ‘L’aria che tira- dice che lo scioglimento anticipato delle Camere è esattamente lo strumento del quale il Presidente della Repubblica dispone quando dovesse ravvisare che c’è un’eccessiva distanza tra quello che accade nel palazzo e il sentimento del popolo””.

“Perché le elezioni in Emilia Romagna da questo punto di vista sono così significative? Perché, a differenza della Calabria, che è una Regione dove c’è stata una normale politica dell’alternanza in questi anni, in Emilia Romagna fino a due anni nessuno credeva lontanamente che potesse esserci un centrodestra non vincente, ma competitivo. Per cui se anche i cittadini di quella che è la cassaforte della sinistra in Italia dicono che la sinistra la vogliono mandare a casa, ma come altro lo devono dire gli italiani che questo governo non lo vogliono?”

“Non ho la pretesa di insegnare il lavoro al Presidente della Repubblica -ha detto ancora Meloni- ma non condividerei una scelta diversa”, perché “insisto nel dire che a norma di Costituzione il Presidente della Repubblica non è un banale notaio che deve certificare se esiste o non esiste una maggioranza in Parlamento, è un elemento di garanzia”.

“Secondo me è giusto tagliare i parlamentari. Poiché credo che il governo andrà a casa in ogni caso nonostante si fa tutto questo dibattito sul referendum accorcia o allunga i tempi del governo, se non si fosse il referendum oggi noi avremmo già un Parlamento tagliato in caso di elezioni, mentre con il referendum rischiamo di andare a votare, se andiamo a votare, ancora con il plenum di quasi mille parlamentari. Secondo me era meglio evitarlo”, ha aggiunto.

Meloni ha anche parlato delle dimissioni di Luigi Di Maio, spiegando che “quello che sta facendo Di Maio con il Movimento 5 stelle, simile a quello che dall’altra parte tenta di fare anche Zingaretti con il Partito democratico quando dice cambiamo tutto, il simbolo, il nome, è semplicemente un modo per far finta di rivoluzionare dei partiti e tenersi il governo, che è il vero tema”. “Di Maio si dimette da leader dei Cinquestelle ma non da ministro -ha aggiunto- per cercare di rendere presentabile un Movimento che possa rimanere così abbarbicato alle poltrone del governo, per cui considero la cosa non fatta nell’interesse dei cittadini”. “L’onore delle armi a Di Maio l’avrei dato se si fosse dimesso da ministro”, ha quindi concluso Meloni.