Dice di non essere d’accordo “sul principio di deportazione”, sottolineando “la gravità del temine utilizzato”
La presidente del Consiglio torna con queste parole sulle questioni migratorie e lo fa da Londra, dove ha appena concluso la sua visita di due giorni. Con il premier conservatore Sunak si è detta in piena sintonia anche in merito alle politiche per i migranti e per coloro che cercano di approdare, sia a Roma che oltre la Manica, attraverso percorsi non convenzionali. E commenta la controversa proposta avanzata dal governo inglese di “deportare in Ruanda” coloro che non hanno diritto di restare nel Regno Unito:
“Io non la vedo come una deportazione ma come un accordo tra Stati liberi, nei quali viene garantita la sicurezza delle persone, e credo che parlare di deportazione o lasciare intendere che il Ruanda sarebbe un Paese che non rispetta i diritti e sarebbe una nazione inadeguata o indegna, credo che questo, sì, sia un modo razzista di leggere le cose”.
In caso di disastro economico in Tunisia, dato che “si dice che ci siano centinaia di persone intenzionate a partire, che si fa?” ha poi chiesto retoricamente Meloni.
“È necessario investire in Africa con risorse efficaci”, ha aggiunto la premier, “è l’unico modo” per evitare un massiccio afflusso migratorio. “Cerchiamo di affrontare le questioni con pragmatismo e non con approcci ideologici”.



