Cinquantasei miliardi di euro in meno sui conti correnti, 256 miliardi di debiti in più. L’inflazione, secondo l’accezione einaudiana, ha rappresentato, per gli accantonamenti bancari non investiti delle famiglie, una “patrimoniale” vicina al 5 per cento, portando all’erosione dei saldi attivi
A stilare l’identikit del risparmiatore Italiano medio, in piena epoca bellica, è una indagine congiunturale della piattaforma di attività finanziarie Ener2Crowd, sito specializzato in iniziative di raccolta capillare di fondi per finanziare progetti di investimento. La base di lavoro è stata quella dei dati storici della Banca d’Italia, sviluppati in chiave di proiezione creando un raffronto dinamico fra gli stock di conto corrente del mese di marzo in corso e dello stesso periodo del 2022.
Se già alla fine del passato dicembre la situazione pareva tutt’altro che rosea, con un arretramento di quasi due punti percentuali nel saldo aggregato delle liquidità bancarie delle famiglie al confronto con quanto si registrava a fine 2021.
L’indice del livello generale dei prezzi, che rimane fortemente condizionato dai listini delle materie prime energetiche e alimentari, ha pertanto finito con il tramutarsi nella peggiore delle eventualità, precisamente delineata da Luigi Einaudi nell’immediato secondo dopoguerra del secolo andato: una tassa odiosa e iniqua, che erode i redditi da destinare al consumo e alla formazione di un certo accantonamento prudenziale e previdente.
Non solo: in parallelo alla riduzione netta delle disponibilità giacenti negli istituti di credito, e alle quali sempre più nuclei familiari hanno dovuto fare affidamento per pagare crescenti spese ordinarie e quotidiane, un altro tradizionale vanto del nostro Paese è andato in frantumi. L’orgoglio di poter dire che, a fronte di un debito pubblico piuttosto elevato, ma in buona parte corrispondente a nostri risparmi immobilizzati, l’indebitamento privato rimaneva molto al di sotto dei livelli di guardia. Ebbene, la rilevazione condotta da Ener2Crowd ha determinato che in sempre più casi le riserve di risparmio sono un “polmone” insufficiente a garantire lo stesso livello di tenore di vita delle fasi precedenti la guerra russa in Ucraina e lo scoppio della pandemia sanitaria del 2020, poiché nell’ultimo periodo di osservazione gli Italiani si sono trovati nella condizione di dover contrarre debiti aggiuntivi per 256 miliardi di euro.
In pratica, e in definitiva, il costo della aggravata congiuntura economica ha presentato, in appena un anno di calendario, una “parcella” impropria, e non prevista né prevedibile, di oltre 310 miliardi.
Su queste basi sociali, denotanti un tessuto sociale sofferente con un tasso di resilienza messo a dura prova, dovrà agire il governo Meloni sia in sede europea, opponendo il veto italiano a ogni ipotesi di revisione austera del patto di stabilità o fiscal compact, sia in sede italiana, aumentando gli strumenti ordinamentali per garantire la deducibilità degli interessi passivi, per imprese e persone fisiche, e per non fare venire meno il sostegno delle banche ai piani di finanziamento delle opere di riqualificazione immobiliare ed energetica.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




