Ettore Prandini Presidente nazionale della più rappresentativa federazione dei piccoli e medi imprenditori agricoli: dobbiamo riconquistare la nostra sovranità non solo energetica ma altresì alimentare, puntando anche sullo sviluppo di filiere corte per il cereale made in Italy
Confartigianato e Coldiretti lanciano l’allarme: le sanzioni, assolutamente doverose contro il regime di Putin, non devono essere scaricate su un tessuto produttivo di PMI e di consumatori appena usciti a fatica, e non ancora del tutto, dall’effetto recessivo della pandemia.
La guerra tra Russia e Ucraina, e le conseguenti necessarie restrizioni commerciali e finanziarie comminate da UE e USA alla federazione russa di Putin – alle quali anche l’Italia ha giustamente aderito con convinzione – rischiano di fare abbassare i calici al made in Italy e di aumentare in misura addizionale i costi di produzione e di acquisto a casa nostra.
Confartigianato, con una proiezione sul capitolo food e su quello non alimentare, ha calcolato che il prezzo maggiore rischia di venire pagato dalle piccole e medie imprese attive nei settori dell’industria meccanica di precisione, dei macchinari strumentali, dei prodotti chimici e appunto dell’agrobusiness.
Un ambito, quest’ultimo, nel quale a propria volta Coldiretti stima ripercussioni da centinaia di milioni di euro soltanto per la voce molto identificativa della vitivinicoltura, dove l’Italia spicca per essere, sul mercato mondiale, un fornitore privilegiato proprio del mercato russo, la prima destinazione geografica per la dimensione della quota di prodotto assorbita proveniente dalle nostre cantine.
Le organizzazioni di categoria, premettendo di aderire a ogni iniziativa che porti a cessare il fuoco nel più breve tempo possibile e a ristabilire un clima negoziale e di pace, chiedono al Governo interventi compensativi e un sostegno reale a individuare mercati e sbocchi alternativi e in grado almeno in parte di bilanciare le perdite che potrebbero addirittura aggravarsi per effetto del rincaro della bolletta energetica, della non ancora integrale ripresa del comparto ricettivo e della ristorazione e del deprezzamento del rublo che rende ancora meno conveniente per i consumatori della federazione Russa importare dall’estero.
Le regioni più penalizzate risultano essere Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Lombardia e Piemonte.
Una circostanza doppiamente beffarda se si considera che proprio nel 2021 l’Italia aveva dimostrato di avere nell’export una riconfermata leva di sviluppo economico generale in grado di compensare mercati domestici allora come oggi stagnanti.
Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, invita a recuperare quote di sovranità non solo energetica ma altresì alimentare, poiché queste due voci procedono in parallelo e in simbiosi: “Il conflitto russo ucraino ha definitivamente messo in soffito l’idea che, se non era conveniente attuare una certa produzione in Italia, la si poteva acquisire dall’estero nella stessa quantità necessaria al nostro fabbisogno. Ora ciò non è più possibile perché ci espone, molto più di quanto già non avvenisse prima della pandemia e prima di questa tragica guerra, alle manovre speculative sui prezzi sui mercati internazionali senza possibilità di margini di manovra da parte nostra.
Dobbiamo utilizzare le risorse del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, per ridurre la nostra dipendenza estera sia per gli approvvigionamenti di energia e combustibile, sia per l’acquisizione dei prodotti agricoli cerealicoli necessari alla produzione cibaria e mangimistica. Ricordo che i fondi europei del Pnrr prevedono 1,5 miliardi per il fotovoltaico, altri 1,5 miliardi per i progetti di filiera, 1,8 miliardi per il biogas. Si parta da qui”.



