Migranti: alle europee puniamo i colpevoli Ue

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La storia si ripete e così i suoi crimini. Nel 1991 i primi sbarchi di migranti, albanesi all’epoca, in numeri sbalorditivi sulle coste italiane. Nel 1992 Tampere: l’Europa per la prima vota menziona una politica comune sull’immigrazione

Quanti anni sono passati? L’UE governata da maggioranze di socialisti, popolari e liberali non è stata in grado di creare un sistema equo per l’integrazione dei migranti. Nel corso della presidenza italiana dell’UE nel 2014 avevamo elaborato un programma di tutto rispetto, comprensivo dei diversi aspetti di un fenomeno strutturale (come afferma Quirico sulla Stampa ha cause specifiche) a cui è ridicolo far fronte con l’innalzamento di muri.

F. Mogherini, allora alto rappresentante per la politica estera europea, destinata a brillare rispetto ai suoi predecessori e successori in UE (il cui merito come accade spesso nel nostro Paese è stato poco riconosciuto), attirava l’attenzione Europea su un programma di lungo periodo, aiuti ai paesi africani da cui partivano i flussi, lotta ai trafficanti ma soprattutto coordinamento europeo per integrare due milioni di migranti l’anno tra cinquecento milioni di cittadini europei.

Poco è stato fatto. Le divisioni tra progressisti e destra, pronti gli uni a inneggiare ipocritamente al modello multiculturale per poi lasciare i migranti ai margini della società o peggio nei campi di detenzione libici e turchi, inclini gli altri a fantasticare di ordine, di fortezze poco costruibili. L’Europa neo-liberista, falsamente liberale, è inerte. Il sistema di Dublino che penalizza i Paesi di primo ingresso è rimasto irriformabile. La divisone tra il nord, il sud, l’est ha trovato qualche compromesso al minimo comun denominatore che ha tolto significato agli stessi valori alla base della costruzione europea.

Gli Stati, come tanti piccoli leviatani, hanno mostrato il loro volto mostruoso. Anche i più democratici e avanzati come la socialdemocrazia svedese hanno chiuso le frontiere. La Germania ha selezionato tra migranti utili e i relitti da rinchiudere nei campi di detenzione turchi. L’Italia ha fatto altrettanto con i libici. La Francia ha respinto i migranti a bastonate. La Spagna non si è distinta per comportamenti più umani per non parlare di Malta. Lo stigma dai perbenisti del club europeo è stato tuttavia lanciato contro i soliti cattivi: Le Pen, Salvini e meno male che c’è la destra estrema, Orban e la Meloni per potersi sentire diversi, avere la coscienza a posto.

Vorrei udire discorsi sensati dai riformisti del centro sinistra. Spieghino il fallimento di decenni di politiche europee in Africa dal processo di Barcellona all’Unione per il Mediterraneo. Conosciute le cause della “debacle” si potrebbe forse elaborare un piano europeo (e chi se non l’Europa mediterranea dovrebbe prendere l’iniziativa?) che, senza far rivoltare Mattei nella tomba, costruisca un vero partenariato lontano dagli schemi neo-coloniali. La Francia è responsabile nel Sahel di commistione con gli interessi delle elites, di sfruttamento delle risorse nel Sahel ai danni della popolazione. L’Occidente è responsabile per aver destabilizzato Afghanistan, Irak ,Siria, Libia. Una nuova Europa ha bisogno di maggioranze politiche in grado di non creare Paesi capri espiatori, Grecia e Italia, di cancellare il buonismo dei radical chic che aprono ai migranti e li lasciano ai margini, scaricandoli nei ghetti dei poveri. I miliardi esistono per le spese militari, non per l’integrazione dei migranti?

I cittadini chiedano con forza l’ “accountability”, il dovere delle classi dirigenti di assumersi la responsabilità degli sbagli perpetrati e di cambiare politica. Come si può credere alle buone parole sull’accoglimento dei migranti da parte di chi è complice delle politiche guerrafondaie in MO, Africa e ora in Ucraina? A che titolo si può parlare a favore dei migranti se non si pone fine a un sistema iniquo di scambi che penalizza i Paesi in via di sviluppo e non pone fine alla governance neo-coloniale del franco francese nel Sahel? Come si può concepire un partenariato politico, economico e culturale paritario se si crede che le nostre democrazie non siano soltanto una tappa del percorso storico, ma la manifestazione di una civiltà superiore?

È possibile un rinnovamento della classe dirigente in Ue. Una proposta unitaria e credibile politica può canalizzare la partecipazione popolare. L’Europa deve tornare all’umanità stracciata negli accordi di comodo. Il regista Matteo Garrone ha dato volti e storie personali ai numeri. Un ragazzino senegalese nel film sente il dovere di salvare le vite a lui affidate e guida il barcone fino alle coste italiane. L’Europa, da Tampere in poi, non è stata in grado di dar vita a una politica equa, olistica e lungimirante sull’Immigrazione. Manca la volontà politica per la riforma dell’Europa. Esistono responsabilità precise: l’inerzia, il cinismo, l’incompetenza. Ai cittadini il diritto-dovere di sanzionare.

ELENA BASILE