La seconda missione di Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte – quest’ultimo dimissionario perché sfiduciato dalla propria maggioranza in Olanda – ha portato il Presidente della Repubblica nordafricana, Kais Saied, a firmare un memorandum articolato in cinque punti e sulla cui base viene messo a disposizione un primo stanziamento da parte di Bruxelles di alcune centinaia di milioni di euro sul totale complessivo di 900 milioni che l’Unione Europea ha deliberato di dedicare allo Stato tunisino
Si tratta di importi che in un primo momento erano stati dichiarati non sufficienti da Tunisi, e che il Presidente Saied era restio a sottoscrivere anche perché temeva che essi potessero rappresentare il preludio alla necessità di accettare le condizioni giudicate eccessivamente rigorose e rigoriste prescritte dal fondo monetario Internazionale di Washington per l’erogazione di prestiti per ulteriori 1900 milioni di dollari.
Inoltre, il Capo dello Stato del piccolo ma strategico Paese afro-mediterraneo ha sempre voluto rifiutare il ruolo di colui che, per conto terzi UE, deve svolgere un ruolo di aguzzino o “secondino” nei confronti dei migranti del Sahel e dell’Africa subsahariana che raggiungono le coste tunisine o libiche per imbarcarsi nel tentativo, tragicamente rischioso, di raggiungere le rive maltesi e italiane.
Questa volta, però, sembra che l’atteggiamento di riottosità sia stato superato, almeno nella prima fase della stipula del memorandum, dal merito dei cinque punti proposti dal triumvirato europeo formato dall’asse fra l’italiana Meloni, l’olandese Rutte e la presidente di Commissione Ursula von der Leyen.
Almeno due punti riguardano gli studenti tunisini: per essi saranno messi a disposizione 65 milioni per il potenziamento dei servizi e dell’offerta scolastica, mentre ulteriori opportunità arriveranno dall’estensione del programma Erasmus per lo scambio di esperienze, tirocini e attività formative condivise con l’area UE.
La lotta al traffico di esseri umani e alle organizzazioni criminali che spingono intere moltitudini di persone, fra cui donne e bambini, a imbarcarsi a rischio della vita, verrà condotta attraverso un coordinamento univoco fra Bruxelles e Tunisi, potenziando le operazioni di ricerca e respingimento attraverso una prima tranche di interventi finanziata con 100 milioni di euro. Obiettivo di Meloni, è quello di attuare il blocco navale prima della partenza stessa dalle coste africane.
Il memorandum recepisce però, anticipandola, una parte dell’ambizioso piano Mattei più volte evocato da Giorgia Meloni come strumento di sviluppo bilaterale fra Italia e Africa, sotto l’egida comunitaria UE: una dote di trecento milioni servirà infatti a integrare un piano per lo sviluppo di energie green e pulite che vedono nella Tunisia un polmone straordinario a favore dei programmi di transizione ecologica del vecchio Continente, i cui investimenti sull’altro versante del Mediterraneo potrebbero attivare numerose opportunità di occupazione e di reddito per le popolazioni locali.
Le stesse opportunità che si potranno sviluppare consolidando il ruolo della UE come principale partner commerciale di Tunisi, negli ambiti dell’import – export, della trasformazione agroindustriale, del turismo, delle infrastrutture serventi come il cablaggio Medusa submarine che riceverà un’assegnazione di risorse per 150 milioni di euro.
Si tratta, suo piano tempistico, di un accordo che rischia di andare fuori stagione, ma rispetto al quale Giorgia Meloni – alla quale è andata la gratitudine del Presidente Saied – si gioca gran parte della propria credibilità e affidabilità sul piano europeo interno in vista delle elezioni del prossimo giugno per il rinnovo di Parlamento e Commissione UE dove per la prima volta nella storia i socialisti potrebbero finire all’opposizione: la premier italiana, infatti, è perfettamente consapevole della circostanza che, nel perimetro territoriale del vecchio Continente, il suo potere negoziale e di influenza si scontra con le rigide resistenze dei colleghi capi di governo a trazione sovranista di Ungheria, Polonia, Grecia e forse molto presto Spagna, indisponibili ad accollarsi pro quota i flussi di migranti partiti dall’Africa e dal medio Oriente.
Per questo motivo, domenica prossima a Roma sarà celebrata, con l’ouverture della leader di Fratelli d’Italia, la prima conferenza mediterranea sulle migrazioni, alla quale prenderà parte altresì il presidente tunisino divenuto, a quanto pare, un prezioso alleato della strategia italiana.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




