Minori: Lattanzio-Siani, investire nell’inserimento sociale post carcere

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In Italia oggi ci sono 331 minorenni detenuti. La maggior parte maschi, nel Sud Italia, italiani

Ai quali è doveroso assicurare un riscatto. Se in alcuni istituti penitenziari, come l’eccellenza di Nisida che abbiamo visitato ieri, garantisco progetti educativi sia professionale che di alfabetizzazione affettiva, è quando escono che uno Stato sano ha il dovere di prendersene cura. Incontrare i ragazzi reclusi nel carcere napoletano, tutti con storie di disagio, emarginazione, sottocultura camorrista e analfabetismo emotivo, ci deve far riflettere su come lavorare sull’infanzia, attraverso la prevenzione prima e il reinserimento in società dopo.

E’ centrale lavorare su welfare, istruzione e cultura per debellare la sottocultura mafiosa e le disuguaglianze sociali di cui si nutre, così come pensare a percorsi per massimizzare il lavoro encomiabile che si fa negli istituti come Nisida.

Occorre che le istituzioni garantiscano il follow up dei ragazzi che escono dalla costrizione e, quindi, la presa in carico sociale dei loro destini. Lasciare cadere questi ragazzi di nuovo nelle grinfie della camorra e della delinquenza sarebbe un errore imperdonabile e un danno per tutta la comunità. Come ‘Intergruppo parlamentare Infanzia e adolescenza’ siamo pronti per proporre degli interventi che possano facilitare il rientro in società dei ragazzi. Di questi 331 giovani si parla troppo poco in Italia ed è necessario accendere un faro su queste istanze e nel contempo lavorare alacremente per ridurre le condizioni sociali che possono portare un minore in contesti di criminalità”.

Così i parlamentari del Partito democratico, Paolo Lattanzio e Paolo Siani, coordinatori dell’‘Intergruppo parlamentare Infanzia e adolescenza’.