Mio figlio, di 12 anni, mi ha chiesto scusa per non aver potuto farmi un regalo

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L’ho abbracciato e gli ho detto che la nostra sopravvivenza, per il momento, è il regalo più prezioso che Dio mi ha dato. Non voglio altro.

Recuperare acqua pulita è una lotta, rimediare cibo è una lotta, trovare frutta o verdura fresche è un sogno. Ma sono una madre fortunata, perché i miei figli sono ancora vivi.
Li guardo e mi sento in colpa perché gli è stata negata l’infanzia, perché sono stati costretti a entrare nel mondo crudele dell’età adulta, della guerra: niente scuola, niente spazi per giocare, niente passeggiate quotidiane verso il mare.
Sento le bombe e vorrei avvolgerli con tutto il mio corpo, vorrei che questo mio amore per loro, che è più grande dell’universo, potesse proteggerli, dare loro un riparo.
Non so se il mondo ricorderà che una volta delle persone vivevano in un piccolo posto chiamato Gaza, che aveva la più bella costa del mondo; che qui c’erano persone che volevano vivere, che avevano tanti sogni, che desideravano crescere i loro figli in condizioni normali e che non hanno mai avuto la possibilità di farlo.

Tutto ciò che so, se non ce la faremo, è che abbiamo fatto tutto il possibile e anche di più per proteggere i nostri figli.
Ricordate i nomi e i volti dei nostri bambini martiri, che non hanno mai avuto la possibilità di fare un regalo alla propria madre il giorno della Festa della mamma.