MOTORI TERMICI, BRUXELLES RASSICURA: NON CI SARANNO STOP ASSOLUTI

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Il commissario Breton, delegato dalla presidente Ursula von der Leyen a seguire l’importante vicenda di un settore industriale decisivo per le sorti del vecchio Continente, tende una mano ai costruttori di autoveicoli e si inserisce in un dibattito molto acceso, sul piano politico, specialmente in Italia: la fine dei motori termici, a benzina piuttosto che a diesel, entro il 2035, riguarda la vendita, non la produzione, e riguarda un Continente di 440 milioni di persone in un contesto globale di 9 miliardi di abitanti

 

In ogni caso, rassicura il componente della Commissione UE, la decisione non è stata a oggi ufficializzata, poiché oggetto di una procedura che durerà ancora alcune settimane e che prevede ampi momenti consultivi e negoziali.

 

Breton intende fornire una precisazione importante: i produttori e costruttori di automobili potranno continuare a realizzare motori termici alimentati a benzina, diesel e anche a biocarburanti, così come potranno avviare la grande stagione dei motori elettrici. Gli altri continenti del globo non stanno procedendo alla stessa velocità sul versante della elettrificazione, quindi vi saranno sempre, al di fuori dell’Unione Europea, delle Nazioni o dei gruppi di Nazioni interessate all’acquisto di automobili e di autovetture a trazione tradizionale. “E il nostro auspicio – ha concluso Breton – è che i costruttori con sede nell’Unione Europea continuino a fare della UE un esportatore netto di tecnologie per l’automotive e di prodotti finiti”.

Una rassicurazione indirizzata, in maniera speciale, al governo Meloni e al ministro dell’industria e del made in Italy Adolfo Urso, il quale nelle passate settimane aveva tenuto a evidenziare il merito dell’Italia nel conseguire la sospensione della decisione che dovrebbe imporre il blocco integrale alla vendita dei motori a diesel e a benzina. Provvedimento che avrà una configurazione giuridica sul modello della direttiva ma che tra qualche tempo, nemmeno troppo distante, è destinato, per ammissione dello stesso Breton, a diventare una realtà legale sempre più concreta.

 

Eppure, sul finire dello scorso anno, proprio Urso e il commissario UE si incontrarono a Roma convergendo entrambi sulla necessità di una univoca politica industriale di livello comunitario in grado di assicurare sovranità tecnologica al vecchio Continente e di mettere l’Unione in grado, con le proprie eccellenze, di reggere la sfida competitiva con Cina e con Stati Uniti d’America.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI