Mutuo a tasso fisso o variabile, quale conviene nel 2025?

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Il mutuo resta una delle decisioni più delicate nella vita economica di una famiglia. Non è solo questione di comprare casa, ma di legarsi per decenni a una rata che ogni mese pesa sul bilancio. Ecco perché la scelta tra mutuo a tasso fisso o variabile non va presa alla leggera.

Dopo la lunga stagione di rialzi iniziata nel 2022, la Banca centrale europea ha imboccato la strada dei tagli e i tassi di riferimento hanno già subito otto riduzioni. Il costo del denaro è sceso al 2,15%, su livelli che non si vedevano da ottobre 2022.

Secondo l’ultimo rapporto dell’ABI, ad agosto 2025 il tasso medio sui nuovi finanziamenti per l’acquisto di abitazioni era al 3,31%. Gli indici di riferimento confermano la tendenza: l’Euribor a tre mesi è sceso al 2,05% e quello a dodici mesi è di poco inferiore al 2%. Per i mutui a tasso fisso, l’Irs a vent’anni viaggia intorno al 2,97%, mentre l’Irs a 30 anni è circa il 2,95%.

La fotografia del mercato è chiara. Il mutuo a tasso variabile, che tra il 2022 e il 2024 è stato una vera zavorra per le famiglie con aumenti di rata anche superiori a 300 euro al mese, oggi torna a giocarsi le sue carte. Il Codacons ha calcolato che negli ultimi due anni chi aveva un variabile ha speso in media oltre 4.000 euro in più all’anno rispetto al periodo pre-rialzi. Ma ora la prospettiva cambia, perché con i tassi in discesa la rata si sta progressivamente alleggerendo.

Oggi la scelta tra mutuo a tasso fisso o variabile non è più così netta come negli anni scorsi e dipende da diversi fattori. Inoltre, le previsioni per il 2026 indicano che la Bce potrebbe proseguire con nuovi tagli, seppur più lenti, rendendo il variabile progressivamente più competitivo rispetto al fisso.