‘ndrangheta, cosche radicate a Roma: 43 misure cautelari

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In manette anche il sindaco di Cosoleto (Reggio Calabria) – Nell’ambito dell’inchiesta, denominata “Propaggine” è finito in manette anche il sindaco del Comune reggino di Cosoleto, Antonino Gioffré.

Il suo nome compare nell’elenco dei 34 soggetti raggiunti da un’ordinanza di custodia (29 in carcere e 5 ai domiciliari) emessa dal gip su richiesta della Dda contro la cosca Alvaro-Penna di Sinopoli. Gioffré è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. In cambio di voti, avrebbe favorito l’assunzione di una persone, anche questa indagata.

I reati contestati agli arrestati, a vario titolo, sono l’associazione mafiosa, il favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso e la detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate.

“Cosca romana” guidata da due boss – Stando a quanto emerso, la ‘ndrina che operava a Roma, dopo avere ottenuto il “via libera” dalla casa madre in Calabria, era formata da una diarchia. A capo della struttura criminale c’erano infatti Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro, entrambi appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie di Casoleto.

“Siamo una carovana per fare guerra” – “Siamo una carovana per fare la guerra”. È quanto afferma il boss Vincenzo Alvaro, ritenuto dagli inquirenti uno dei due capi della ‘ndrina operante a Roma,
in una intercettazione.