Oggi spunta la leva volontaria. Domani, chissà
Dai confini dell’Est al Mediterraneo, l’Europa ha cambiato completamente linguaggio:
più spesa militare, più basi, più truppe, più retorica bellica.
E la cosa che impressiona non è il riarmo in sé, ma la naturalezza con cui ce lo stanno servendo.
Prima ti abituano alle parole, poi ai fatti. La storia funziona sempre così.
Si parla di sicurezza, certo, ma nessuno dice apertamente che l’Europa sta entrando in una fase di tensioni permanenti.
Siamo nel pieno di una escalation lenta, graduale, quasi invisibile… ma reale.
E la leva volontaria è solo un test psicologico: serve a vedere quanta gente è pronta a dire “ok, ci sto”.
Non è allarmismo, è osservazione.
La verità è che i cittadini non sono stati coinvolti in questo cambio di rotta.
Non c’è stata una discussione seria, una riflessione collettiva, un confronto onesto.
Solo un flusso costante di notizie che fanno da colonna sonora a un continente che si sta abituando all’idea che la guerra non è più un’ipotesi lontana.
Non so dove ci stiano portando, ma so riconoscere quando qualcosa si muove sotto la superficie. E oggi, quella superficie vibra.
Non siamo più nel mondo di ieri.
E far finta di niente è il modo più rapido per ritrovarsi dentro un cambiamento che nessuno ha scelto davvero.


